Venerdì   18 dicembre 2009, ore 18.00 
        Centro Sociale Autogestito “Valle Faul” 
        località Castel d'Asso snc 
        Banca del Racconto 2009, seconda   edizione 
        A   QUEL TEMPO ERO GIOVANE PURE IO 
        Travagliata e poetica vita di Alfio   Pannega 
        letture e immagini,   conversazioni e aperitivo, anteprima del libro di Alfio 
        In una città in cui tutti, da sempre, gli proclamano   affetto. 
          Senza però muovere un dito. 
          In una città che l'ha condannato allo stereotipo del figlio della   Caterina, la My Fair Lady dell'anteguerra   viterbese. 
          Noi vogliamo ascoltarlo davvero. Il fascino delle sue storie. La dolcezza   dei suoi sorrisi, delle sue poesie. La sua saggezza di uomo. 
          Una ricerca che diventerà presto un libro a stampa.   Autoprodotto. 
        BANCA   DEL RACCONTO 2009, SECONDO   APPUNTAMENTO 
             
          Dopo il   buon successo di pubblico del reading al Centro Anziani di Corchiano con le   tante storie sulle acque del rio Fratta, l'edizione 2009 della Banca del Racconto sbarca   finalmente anche a Viterbo. 
          L'appuntamento è per le 18.00 di   venerdì 18 dicembre, al Centro Sociale Autogestito “Valle Faul” in località   Castel d'Asso. 
          Alfonso Prota, Antonello Ricci e   Valentino Costa presentano “A quel tempo   ero giovane pure io”...   letture e immagini, conversazioni e aperitivo. 
          Le poesie di Alfio saranno lette da   Michela Benedetti e Sara Grimaldi. 
          A seguire: cena a sottoscrizione per   arrivare alla stampa del libro di Alfio (a cura della Banda del Racconto). A quel tempo ero giovane pure   io verrà presentato in anteprima su   CD. 
          Fotografie di Valentino Costa,   Francesco Galli, Carlo Mascioli, Mario Onofri e Massimo Vollaro. 
          La Banca del Racconto è un'iniziativa dell'associazione culturale Percorsi,   realizzata con il contributo dell'assessorato alla cultura, turismo e sport   della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio. 
          L'iniziativa viterbese è organizzata in   collaborazione con CSA “Valle Faul”, Società Cooperativa STAF ar.l. e ARCI   Viterbo. 
          Un grazie a Marco D'Aureli e Michela   Benedetti per le trascrizioni dei brani di Alfio. A Stefano Frateiacci per   l'impaginazione. 
          Un grazie, di cuore, a Peppe Sini,   Luciano Bernabei e Fabrizio Votta. 
        ALFIO   PANNEGA – UN RITRATTO 
        di Antonello   Ricci 
        Se lo   ascolti davvero. Uno scrigno. Tesori incalcolabili. Sotto i tuoi occhi sfilano   storie, mestieri, cose, luoghi, saperi, parole di una Viterbo (di un mondo) che   non c'è più. Lunghi quanto il secolo appena trascorso: il secolo breve. E   travagliato. 
        Così come   travagliata è stata la sua vita. 
        Vivere in   una grotte etrusca. La fame. I mille mestieri. Quel carretto del cartone che   tutti riconoscevamo al volo, nella Viterbo anni Settanta: Alfio alfiere   dignitoso di una povertà ancestrale nei giorni della nuova   recessione. 
        E poi, l'ardente sua passione predominante: i   libri, tutto ciò che è cultura, dalla botanica all'astronomia alla storia alla   mitologia. I versi, soprattutto: da quelli, altissimi, di padre Dante agli umili   e incantati versicoli delle sue poesie. L'incontro con i poeti a braccio   tolfetani, all'osteria, nei giorni di fiera. La tentazione del canto   improvvisato. Eccetera. 
          E' veramente l'ultimo, Alfio. Isola   sopravvissuta al cataclisma di un continente sprofondato. 
  Giammai macchietta, però. Testimone   piuttosto, nel senso che voleva Primo Levi. Perché nelle sue storie c'è anche il   senso di una rivendicazione: la tempra antifascista, la curiosità e l'entusiasmo   dei giorni dell'occupazione di Valle Faul, l'amicizia fraterna i leader   dell'antagonismo viterbese. La sua improbabile candidatura a sindaco, invocata   dai giovani amici del CSOA che lo condussero trionfalmente (in carriola, gioiosa   giovanile gojjerìa) per le vie della città... qualche Santa Rosa   fa... 
  Alfio Pannega primo cittadino di una Viterbo   che non c'è ancora. Della città più bella e umana, che tutti, insieme con lui,   ci ostiniamo a desiderare. 
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