AMINALI O UOMINI QUALE SPECIE È MEGLIO CONSERVARE?
A cura di Miriam Castelnuovo

HOME COLLANE EVENTI PRODUZIONI MUSEO
LIBRI ON-LINE FILMATI NOVITÀ CONTATTI

Prefazione di Miriam Castelnuovo

“T’amo o Pio Bove: animali o uomini quale specie è meglio conservare?”

“L’approccio più corretto per CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ, è la gestione integrata delle specie e dei loro habitat. È solo proteggendo l’integrità degli ecosistemi e dei processi che si verificano al loro interno, che si garantisce nel lungo termine la conservazione delle specie che ne fanno parte.” (De Leo e Levin 1997)

Quale sia il tema affrontato in questa Mostra, a cui gli artisti Francesca Bonanni, Massimo Catalani, Carlo Cecchi, Valentina de Martini, Irem Incedayi, Ana Maria Laurent, Francesco Petrone, Elena Pinzuti, Paola Romoli Venturi e Massimo Vitangeli hanno dedicato il loro lavoro aderendo all’iniziativa proposta da Amaci per la “Giornata del Contemporaneo” in questa prima giornata inaugurale del 5 ottobre, è facilmente intuibile, considerando la sede in cui siamo stati gentilmente ospitati.

Conservare la specie è un compito arduo che richiede impegno, rispetto per l’ambiente e coerenza, caratteristiche sempre più rare da riscontrare. Queste qualità ora elencate e le loro attinenti accezioni sull’impegno nel voler “conservare”, mi suggeriscono tuttavia l’idea fantastica di come sarebbe interessante poter dedicare la Mostra al tema più specifico della conservazione della specie umana, per puro istinto professionale, il cui binomio sintattico crea un paradosso che fa subito riflettere: l’istinto è l’unica chance emotiva di sopravvivenza che possiedono gli animali a differenza della specie umana dotata dell’intelletto, il cui esercizio se ben fatto, ne agevola l’esistenza ma non necessariamente la sopravvivenza.

Si potrebbe meglio sintetizzare aggiungendo che l’intelletto umano è un utile mezzo a salvaguardia della personale incolumità: vedi interezza; vedi integrità comportamentale, sebbene non scevra da quelle comuni oscillazioni, dettate dall’emergere di sentimenti contrastanti. Tuttavia è proprio così che l’uomo, varcando i confini dell’ecosistema nel lasciarsi trasportare dalla naturalezza dei propri impulsi, completa il cerchio ricongiungendosi alla sfera dei buoni sentimenti, così come l’animale non può che affidarsi al proprio buono intuito. È soltanto l’uomo però a possedere l’arma per debellare i propri impeti più negativi per cui basterebbe appellarsi al buon senso che gli viene concesso dall’uso della ragione.

Il paradosso tra intelletto e istinto, tra specie umana e quella animale si scioglie oggi già come nell’antica Grecia, in una lettura facile e popolare per la società contemporanea e che trova risposta nella dotta citazione da Eraclito e del suo vivere filosofico secondo cui “Panta rei” tutto scorre in un susseguirsi naturale degli eventi e del loro indisturbato procedere:


[...] in noi nasce e muore qualcosa in ogni momento della nostra esistenza ed in ogni momento, noi non siamo più quello che eravamo un momento prima. Il nostro corpo è cambiato, la nostra mente è cambiata, il nostro pensiero è un altro pensiero che lo si voglia o no.


Quale miglior opportunità offerta all’umanità per avanzare su quella retta via smarrita senza dar peso a deviazioni o slittamenti apparentemente involontari. Le parole date appartenevano dunque ad altri e non a noi che le abbiamo appena date. Non importa perciò se adesso non verranno mantenute. Anzi è naturale che così sia. E questo pare che l’uomo l’abbia afferrato senza remore con la stessa grazia che si riconosce ad un bisonte. Con tutto il rispetto per il bisonte il cui comportamento, va ribadito, non dipende dal ragionamento.

Più che un’idea fantastica, potrebbe essere questa una Fiaba raccontata da una mamma al suo bambino per spiegargli che l’uomo, dotato di intelletto oltre che di intuito, non sempre tuttavia finisce per condurre un’esistenza sulla terra degna di questo nome, scegliendo quali soluzioni ai propri problemi le strade più brevi, mettendo da parte la propria dignità, finendo col perdere la propria autostima. Ma se gli animali non hanno scelta, costretti quotidianamente a sopravvivere nel loro habitat naturale che è spesso insidioso, la maggior parte degli uomini invece, consapevole di aver perduto quei valori capaci di garantire una sana esistenza su questa terra, decide di lasciarli perdere per sempre, assimilando la propria personalità a quella di altre già corrotte. E quindi ecco giungere la conclusione a lieto fine come d’obbligo per una Fiaba che si rispetti: la mamma escogita la soluzione di Eraclito, per cui nessuno deve temere per i propri errori che se appena commessi su questa terra, saranno miracolosamente dispersi in quello scorrere interminabile ma naturale delle cose.

Ecco come con un po’ d’ironia, la nostra mostra “Uomini o animali? Quale specie è meglio conservare?” inserendosi caparbiamente nel programma di Amaci, vuole sottolineare la propria adesione al concetto di salvaguardia della cultura che da Amaci stessa viene evocato dall’immagine fotografica dell’artista Marzia Migliora, opponendosi a questo senso di disfattismo e di superficialità che l’attuale momento storico ci costringe a combattere: le donne di Gibellina, in antitesi con il concetto sino ad ora esposto in questo testo, del “trascorrere naturale delle cose” con il rischio di perderne i contenuti importanti per sempre, si vedono ora immortalate nella foto, in veste di trasportatrici di acqua nelle proprie anfore a simboleggiarne l’elemento necessario quale nutrimento per l’uomo e sottolineando il legame tra l’acqua e gli operatori culturali del contemporaneo, veicoli a loro volta di un bene altrettanto prezioso e insostituibile. Non più soltanto l’acqua dunque ad essere l’elemento primario per eccellenza, ma anche la cultura ed entrambe entità indispensabili per una nuova crescita e per un miglioramento mirato al benessere della società.

Per ritornare alla realtà, ecco in cinque righe riassumersi in modo enciclopedico la conclusone che di fiabesco non ha evidentemente più nulla (la fonte dalla quale è tratta è l’Enciclopedia Treccani).


“L’uomo, unica specie in grado di modificare irreversibilmente e su scala globale il proprio ambiente, è la causa ultima di tutte le alterazioni delle componenti e dei processi degli ecosistemi. La biologia della conservazione è dunque, a differenza di altre, una scienza con una precisa missione: ridurre (neutralizzare) gli effetti negativi delle azioni umane sull’ambiente.”


Si acquisisce la consapevolezza di un punto forse finale, drammatico ma non definitivo dal quale Francesca Bonanni, Massimo Catalani, Carlo Cecchi, Valentina De Martini, Irem Incedayi, Ana Maria Laurent, Francesco Petrone, Elena Pinzuti, Paola Romoli Venturi e Massimo Vitangeli hanno scelto piuttosto di ripartire per non arenarsi di fronte ad un muro che troppo spesso ha impedito loro assieme a me, loro curatrice, di procedere per una retta via ma senza che se ne fossero perdute le coordinate.

Il paradosso che la mamma scioglie al suo bambino, qui diventa per noi materia di lavoro, di riflessione ma anche di gioco per cui gli artisti e accanto a loro tutti gli addetti ai lavori oltre ai curatori, attuano un messaggio visivo e che sia fruibile da tutti, i cui contenuti nell’accrescerne la le coscienze, aiutino nel prossimo futuro tutta l’umanità nella condivisione di un disteso, oltre che sincero, lieto fine.

Miriam Castelnuovo



T’amo, o pio bove; e mite un sentimento

di vigore e di pace al cor m’infondi,

o che solenne come un monumento

tu guardi i campi liberi e fecondi,

o che al giogo inchinandoti contento

l’agil opra de l’uom grave secondi:

ei t’esorta e ti punge, e tu co ’l lento

giro de’ pazïenti occhi rispondi.

Da la larga narice umida e nera

fuma il tuo spirto, e come un inno lieto

il mugghio nel sereno aer si perde;

e del grave occhio glauco entro l’austera

dolcezza si rispecchia ampïo e quïeto

il divino del pian silenzio verde.

(Giosuè Carducci, Rime Nuove, 1872)


“Le ore che trascorro al giardino zoologico son le più belle. Gli animali sono maestri di vita; mi danno la sensazione ch’essi desiderano aiutarmi a disegnare: a stare con gli animali si apprendono infinite cose che possono essere rapportate direttamente con la natura dell’uomo. Osservando contemporaneamente uomini e bestie, ci si accorge che i movimenti istintivi di questi, sono più vicini a quelli dei bambini e dei vecchi, gli adulti si distaccano, come se la ipocrita educazione programmata e il tempo trascorso in società siano servite solo per attenuare e convenzionare l’istinto.”

(Venanzio Crocetti, Crocetti, Autobiografia cit.)