Davide Ghaleb Editore

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ALLORA ERO GIOVANE PURE IO
Monologo teatrale di e con Pietro Benedetti

Nell'ambito del
XXVIII Festival del Teatro Patologico
Premio “Rita Sala”

Il teatro Patologico
e
Opera Decima a.p.s.

presentano

ALLORA ERO GIOVANE PURE IO

di e con
PIETRO BENEDETTI
Domenica 10 marzo 2019 ore 17:00

Teatro Patologico
Via Cassia, 472
Roma

Uno spettacolo sulla travagliata e poetica vita di
Alfio Pannega

con la partecipazione di Donato De Acutis

con l’assistenza artistica di Michela Benedetti
con la consulenza letteraria di Antonello Ricci
con la collaborazione di Davide Ghaleb
Editore

 

 

"Chiede scusa per la bocca impastata, non ha più denti. Ma intanto sciorina come acqua fresca i versi di Ugolino che rode il cranio all’arcivescovo Ruggieri.
Reclama la perduta gioventù. Quando si sentiva addosso la forza di un leone. Ma sta narrando l’occupazione del Centro Sociale Autogestito... era il Novantatré... a quasi settant’anni!
Poi ti ammonisce: certo che morire si muore tutti... però... però... e leva alto il suo “però campamo!”, l’inno più dolce e indifeso alla bellezza della vita.
Si sente l’ultimo dei Mohicani, Alfio Pannega, mentre racconta di quando si sveglia... ogni mattina... accende la luce da capo al letto... guarda l’ora... “le quattro”... e tu pensi che ora salta su, da un momento all’altro, col vigore di Chingachgook... e invece... sistema il cuscino, si volta di là... dorme fino alle otto...
Perle di saggezza popolare. Motti di spirito mordace. Disincanto. Umanità sincera.
L’abbiamo sorpreso intanto che versava nei barattoli il finocchio raccolto a Castel d’Asso. Non ha saputo dirci no. É un sogno che culla dentro da troppo tempo: “Se famo un libro io so’ contento, porca miseriaccia cane!”
Siede. Poggia il mento sul bastone. Socchiude gli occhi. A tratti sembra da un’altra parte. E invece. Quel suo sorriso affilato, sornione, trabocca di carisma. Ti chiama per nome. Racconta.
Uno scrigno. Tesori incalcolabili. Sotto i tuoi occhi sfilano storie, mestieri, cose, luoghi, saperi, parole di una Viterbo (di un mondo) che non c’è più. Lunghi quanto il secolo appena trascorso: il secolo breve. E travagliato.

(Antonello Ricci)