Questo atlante del cielo ci mostra tutte le costellazioni visibili dal nostro emisfero, ma non solo. Da anche delle interessanti informazioni sull’origine dei loro nomi e sulle leggende mitologiche degli antichi popoli mediterranei. L’atlante è particolarmente utile oggi che il cielo notturno sta diventando invisibile, sia per il crescente inquinamento che rende la nostra atmosfera sempre meno trasparente, ma soprattutto per l’inquinamento luminoso, che ci permette a malapena di scorgere le stelle più luminose. Questa difficoltà di osservare il cielo rappresenta una grave perdita di cultura popolare. Contadini e pastori di mezzo secolo fa sapevano riconoscere i pianeti dalle stelle, sapevano i nomi delle costellazioni più facilmente riconoscibili, quelle invernali e quelle estive. to luminoso, che ci permette a malapena di scorgere le stelle più luminose. Questa difficoltà di osservare il cielo rappresenta una grave perdita di cultura popolare. Contadini e pastori di mezzo secolo fa sapevano riconoscere i pianeti dalle stelle, sapevano i nomi delle costellazioni più facilmente riconoscibili, quelle invernali e quelle estive. Oggi invece succede spesso che anche persone colte domandino cos’è quella stella così brillante che appare ad est all’alba prima del sorgere del sole, oppu- re quella che si vede ad ovest subito dopo il tramonto. Non è una stella, è il pianeta Venere, quello che gli antichi chiamavano Lucifero, portatore di luce, o Vespero, la stella della sera prima di capire che era sempre lo stesso oggetto. Altri si meravigliano che Giove, il pianeta più splendente dopo Venere, sia visibile ad occhio nudo. Alcune volte Venere o Giove sono scambiati per misteriosi oggetti volanti, UFO, e arrivano numerose telefonate agli osservatori e ai giornali di cittadini allarmati. Questo da un’idea di quanto grande sia l’ignoranza in fatto di astronomia. Le notti sempre illuminate delle nostre città hanno fatto del cielo un grande sconosciuto. C’è da parte degli astronomi, sia professionisti che dilettanti, una campagna per riappropriarsi del cielo, cercando di persuadere gli amministratori pubblici a illuminare le città in modo più razionale, e anche più economico, con lampadari che dirigano la luce verso il basso, dove effettivamente serve, e non disperdendola verso l’alto ad occultare le stelle. Le costellazioni hanno fatto tanto fantasticare l’umanità, che ha voluto vederci eroi ed animali, storie di amori e di vendette, di gelosie e delitti da parte di dei terribilmente antropomorfi. Oggi le costellazioni dello zodiaco, che si trovano cioè distribuite all’incirca lungo l’eclittica, su cui noi vediamo muoversi il sole nel corso dell’anno, in conseguenza del nostro moto di rivoluzione, sono le più conosciute, ma soltanto di nome, dai tanti credenti dell’astrologia. Sebbene le costellazioni oggi non corrispondano più ai segni di 2500 anni fa, a causa del moto di precessione, sebbene si conoscano le enormi distanze dei corpi celesti, i fedeli dell’astrologia seguitano a credere a quella che è solo una superstizione, residuo delle antiche leggende e dell’antica ignoranza di secoli fa. L’osservazione del cielo, da quei pochi luoghi ancora abbastanza scuri, sarà gran- demente aiutata da questo atlante, che permetterà di familiarizzare con le costellazioni, di imparare a riconoscere le stelle più splendenti e ad apprezzare le lievi differenze di colore, che sono un indice della loro temperatura superficiale. Le costellazioni che sono legate a tante leggende e superstizioni dell’antichità, non hanno alcun significato fisico. Le stelle di una stessa costellazione appaiono proiettate sulla volta celeste relativamente vicine le une alle altre, ma in realtà possono essere situate a distanze da noi molto diverse. Osservandole notte dopo notte nel corso dell’anno si imparerà a riconoscere le costellazioni invernali da quelle estive e a rendersi conto di quanta difficoltà e di quanto acume fu necessario ai nostri lontani antenati per decifrare la causa di questi mutamenti, il moto di rivoluzione della Ter- ra attorno al Sole. Quello che oggi ci appare scontato e ovvio ha richiesto molti secoli per affermarsi. Dalla prima intuizione di Aristarco, basata probabilmente sulla consapevolezza che il Sole è molto più grande della Terra e dei pianeti, ed è inoltre la fonte di vita e calore per la Terra, sono passati 18 secoli perché Copernico portasse solidi argomenti scientifici a dimostrazione che sono la Terra e gli altri pianeti a ruotare attorno al Sole, che è al centro di quello che allora era chiamato l’universo, il nostro sistema solare. Un’idea che ha portato al rogo Giordano Bruno il 17 febbraio del 1600 e costretto Galileo alla ritrattazione. E ci sono voluti circa altri 180 anni dopo la pubblicazione dell’opera di Copernico “De revolutionibus orbium Coelestium” avvenuta nel 1543 (e rimasta all’indice dal 1616 fino al 1825) perché la prima misura dell’aberrazione della luce, ad opera di James Bradley, nel 1727, provasse in modo inconfutabile la teoria copernicana. E dopo la scoperta di Bradley sono passati altri 111 anni perché Friedrich Wilhelm Bessel misurasse la prima parallasse stellare, determi- nando la distanza della stella 61 Cygni e ottenendo un’altra inconfutabile dimostrazione della teoria copernicana. Ma ormai la via alla conoscenza della natura delle stelle era aperta. Era nata la tecnica della spettroscopia, cioè dell’analisi della luce bianca emessa dalle stelle nelle sue componenti monocromatiche. Pioniere in questo campo fu il gesuita Padre Angelo Secchi. Con lui nasce la moderna astronomia, quella che non studia solo i moti e le di- stanze delle stelle ma ne vuol conoscere la natura fisica, e cioè lo stato della materia: solido, liquido o gassoso? E anche la composizione chimica, la fonte dell’energia che le fa brillare, le modifiche che il consumo di energia provoca, in una parola la formazione ed evoluzione delle stelle: un campo che ha raggiunto la piena maturità nel corso del secolo XX.