GENIO LOCI - Mostra di Monica Ferrando
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Alle classiche visioni dei paesaggi animati e - si direbbe - legittimati da solide presenze mitologiche si è aggiunto, nell’ultima produzione di Monica Ferrando, una componente di più ravvicinato contatto con la realtà, un arricchimento tematico coerente con un’esperienza linguistica matura e riconoscibile.
Forse per questo si sente ormai superflua quella radice intellettuale che chiaramente non interferisce con l’occhio e con la mano dell’artista, ma cui si può attingere solo dopo attenta riflessione: e se l’autrice parte, in questa sua personale, dalla triade eleusina è per ribadire l’assoluto mistero che avvolge la creatività.
Al Genio del luogo - riassunto nella figura della Ninfa Amaltea - Cristoforo Madruzzo aveva dedicato la sua nuova dimora di Soriano con la Fonte di Papacqua, propizia allo studio e al riposo.
L’occhio vede Giorgione, le nuvole scolpite della pittura rinascimentale e i tronchi degli alberi mai diritti proiettati a dividere lo spazio ancora secondo geometrie sia pure curve, la luce parsimoniosa schiarisce e fa brillare i colori solo in pochi punti-chiave e oscure presenze sono suggerite dalle forme prettamente concluse.
Così lo spazio si amplia talmente verso il primo piano da trasmettere un effetto lenticolare capace di attrarre verso un punto lontano che può essere lago, montagna, nuvola, filare d’alberi o leopardiana siepe, oltre la quale chi sa quale misteriosi altri paesaggi attendono di essere umanamente inventati.
Nella magia del primo piano e del controluce l’attrazione è sempre per quel centro simmetrico rispetto al quale il rettangolo sfrangiato della superficie prescelta si rispecchia come una scelta obbligata e assoluta, tanto per ribadire che il frammento è sempre il tutto, e che tra uomini e natura non c’è diversità.
Il passaggio ai ritratti “vetrallesi”- che potrebbero essere tutti autoritratti, se la pittura fosse evoluzione interna delle persone - si gioca tutto sugli scarti di simmetria, sulle accentuazioni luminose che ora dolcemente ora meno dolcemente intagliano i profili, sul contrasto sempre forte tra campi di colori; e non si può fare a meno di pensare che un terzo occhio tra il naso e la fronte, ci guardi.camminare nel mondo di Monica significa, al polo opposto di qualsiasi esperienza di computer grafica o di puzzle o di esercizi stilistici o alla moda, doversi fare per vivere materia e cose e persone e paesaggi e monumenti impastarsi in un aria spessa e greve, essere toccati dall’oro del sole che risuscita e in definitiva essere invitati a riflettere su tante cose raccontate da chi le ha effettivamente sperimentate e le esprime realmente così come sono.

Enrico Guidoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monica Ferrando è nata a Novi Ligure in provincia di Alessandria il 2 settembre 1958.
Dopo aver compiuto gli studi classici si è laureata in Estetica a Torino, proseguendo poi i suoi studi di filosofia e pittura a Berlino. Con suo marito, il filosofo Gianni Carchia, ha vissuto vari anni a Vetralla. Vi vive tuttora.
Mostre personali:
1991 - Mantova, Casa del Rigoletto, “Kore”, presentata in catalogo da Ruggero Savinio.
1992 - Montepulciano, Galleria Montepulcianoarte presentata in catalogo da Francesco Bartoli.
1998 - Gelsenkirchen (Germania), Stadtmuseum, “Die Suche nach Arkadien” presentata in catalogo da Leane Schaefer.
Mostre collettive:
1990 - Berlino, Hochschule der Kuenste Sommerakademic Austellung, con Frank Badur.
1999 - Conegliano, Palazzo Sarcinelli Galleria Comunale d’Arte, “Elogio del pastello”, catalogo a cura di Marco Goldin.
1999 - Licenza (Roma) Museo Oraziano “Arte a Palazza Oraziano ‘99”, catalogo a cura di Otello Lottini.
2001 - Palestrina, Museo Archeologico Nazionale, “Segni di Pace”, catalogo a cura di Otello Lattini.
Riviste
1975-76 - Collabora con disegni alla rivista “The Bight” Newfoundland, Canada.
1993 - “Arte Estetica”, Milano, pubblica il quadro ad olio Kore di Sovana”
1996 - “Controtempo”, Bergamo pubblica la tecnica mista Versus con uno scritto di Mario Luzi.

Ha pubblicato vari articoli d’arte ed estetica ed ha curato con Arturo Schwarz la monografia della serie “Ritratti d’Artista” dedicata ad Avigdor Arikha.
Ha curato, dal ‘97 al 99 la rubrica “Le forme dell’arte” per la rivista “Controtempo”
Nel 2000 esce per Moretti e Vitali, Bergamo, nella collana “Ritratti d’Artista”, una monografia dedicata alla sua pittura con scritti di Francesco Donfrancesco e Cinzia Virno.
Dal maggio 2001 sei sue opere sono entrate a far parte della collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi:
Il suo lavoro è attualmente rappresentato dalla Galleria Falteri di Firenze.