Indice
Presentazione, Barbara Jatta
Introduzione, Alessandra Romagnoli Bartolomei
Capitolo I – La memoria delle origini e la storia degli olivetani e delle olivetane fino al XVII secolo: la cronaca
Capitolo II – Le vigne e i giardini romani luoghi di miracoli: le pitture di Antoniazzo Romano (1468) nell’oratorio di Tor de’ Specchi
Capitolo III – Il buon governo degli olivetani di Santa Maria Nova nella gestione di case, vigne, casali dell’area romana: linee di ricerca
Capitolo IV – Il buon governo delle oblate nei possedimenti romani: le case, le botteghe, le vigne, le tenute, i censi e le disposizioni testamentarie di Maria Vittoria Cuccini
Capitolo V – Orti e giardini realizzati e dipinti nella Domus delle oblate, secoli XVI-XIX
Capitolo VI – L’armonia e la vitalità della Regola di San Benedetto: l’opera contemporanea delle benedettine del monastero Regina Pacis di Vetralla
Appendice documentaria I – «Origine della congregatione di Monte Oliveto, tolta dalle Croniche»
Appendice documentaria II – «Olivetani, Monastero di S. Maria Nova – S. Francesca Romana, Istromenti», 1455-1520
Appendice documentaria III – Gli olivetani nel 1650 e il busto di S. Francesca Romana
negli scritti di Virgilio Spada
Appendice documentaria IV – Alcuni esempi delle attività delle oblate: la gestione delle vigne, delle tenute, delle case, delle botteghe, delle finanze e il ruolo di educatrici.
Appendice documentaria V – Una oblata esemplare di Tor de’ Specchi agli inizi del XVIII secolo: Maria Vittoria Coccini [o Cuccini]
Tavole a colori
Fonti
Bibliografia
Indice dei luoghi
Indice dei nomi
Risposta (Carlo Pavia)
Caro Carlo, rispondo pubblicamente. Dei 666 ipogei (volutamente... 666) da me studiati, documentati e trattati nelle centinaia di conferenze tenute in questi (primi) 50 anni di Roma sotterranea, nel dossier proposto per questo libro se ne contano solo 100 (anzi, 102, così come giustamente hai notato). Sono chiaramente i più belli, i più suggestivi e i più emblematici; si tratta di veri e propri monumenti. E gli altri? Anch’essi posseggono una grande importanza ma non sono affascinanti al pari dei primi. Si tratta di brandelli di una Roma antica estremamente utili per gli archeologi (specialmente quelli specializzati in topografia come me) ma affatto interessanti per il pubblico generico. Per tale motivo non sono pubblicabili se non su testi tecnici o riviste apposite.
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