Davide Ghaleb Editore


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COVID-19 L'ULTIMA PANDEMIA?
Mario Ciotti intervista Massimo Ciccozzi

Prefazione di Tiberio Timperi

Fateci caso. Quella del Covid-19 è stata la prima pandemia dell’era tecnologica. Vissuta con gli smartphone che hanno unito tutta la popolazione dando il via ad un vero e proprio salto di specie per il genere umano sotto forma di digitalizzazione.
Autostrade deserte. File e distanziamenti nei negozi. Green pass e tracciamenti. La cultura del sospetto. La paura di abbracciarsi. Un nemico invisibile mascherato da influenza. Mascherine. Disinfettanti.
Una guerra che gli anziani speravano di non ripetere. Una guerra che i boomer avevano conosciuto dai racconti dei loro genitori. Una guerra che ha trovato impreparata la generazione Z, quella che adesso paga il prezzo più alto.
Le prime notizie dalla Cina. Accenni vaghi, lontani. E poi, un’onda che monta e travolge il mondo. Un incubo degno di un B-movie di fantascienza.
Restano impresse le immagini dei cartelli blu che indicano le norme di comportamento. Le conduttrici che mostrano come lavarsi le mani. Studi televisivi orfani di applausi. I camion dell’esercito e bare che sfilano. Emozioni e informazioni frullate scriteriatamente diventate parte integrante della melassa televisiva.
Ne usciremo migliori si è ripetuto all’infinito. Buone intenzioni, almeno sulla carta, cresciute di pari passo con il Covid-19. Trasformatesi di fatto in egoismo e fragilità psicologica.
Nell’eterno ritorno di giornate fotocopia perché reclusi in casa, abbiamo familiarizzato con la devastante quotidianità di morti e bollettini. Tranne qualche eccezione, ogni programma ha in scaletta un virologo e parla di Covid-19. Approfittandone per dividere e fare baruffa. Basta un no vax da contrapporre e il gioco è fatto. Perché per alcuni, uno vale uno. Sospetti. Dubbi. Accuse. Complotti. La macchina della giustizia in azione per i soliti pronti a lucrare indebitamente.
Il Covid-19, ha squarciato la cortina delle nostre certezze e lasciato intravedere nuovi scenari. Ha smascherato la debolezza del capitalismo, fondato su consumismo e globalizzazione. Ha dato forza alla rete e implementato il commercio on line oltre ogni ragionevole previsione. Ha amplificato la capacità aggregativa dei social, formidabili armi di distrazione di massa. Ha trasformato in uffici le nostre case e ridisegnato città e vite. Qualcuno ne ha approfittato anche per guardarsi dentro e scoprire che forse rallentare e disfarsi di inutili sovrastrutture è cosa buona e giusta.
Ci ha cambiati il Covid-19 ma ancora non sappiamo quanto. Certo ha cambiato molti virologi diventate star del piccolo schermo, sensibili alla polvere di stelle e al glamour o aperto inaspettate prospettive nella politica. Ma c’è chi ha resistito come Massimo Ciccozzi, una sorta di Hiro Onoda, l’ultimo militare arresosi a trent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Ciccozzi ha visto prima e più in là degli altri. Ha tentato di mettere in guardia. Lontano da sensazionalismi. Diretto e sincero come pochi.
In questo libro, Massimo Ciccozzi, mette le sue qualità umane e professionali al servizio di una fedele e schietta analisi di questi anni di pandemia.
Perché non dimenticare, è un dovere.