Studi Vetrallesi, 3
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Editoriale
di Enrico Guidoni

Un affresco di Lorenzo di Pietro ( il Vecchietta ) nel S. Francesco di Vetralla (1460-62 c.)

La valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Vetralla (che tanto sta a cuore alla neonata associazione “Vetralla città d'arte”) passa anche attraverso nuovi studi sulle antiche pitture conservate nelle sue numerose chiese. L'attribuzione a Masaccio della Madonna in trono e del Crocefisso di S.Maria di Foro Cassio (“Studi Vetrallesi”,1, 1998 ), oltre a ricollocare nel suo giusto valore un'opera prestigiosa e fino ad allora sostanzialmente ignorata, è servita alla causa del recupero di quanto resta dell'edificio sacro da tempo abbandonato, e che oggi finalmente il comune ha deliberato di acquistare e restaurare.
La Tuscia in generale , e Vetralla in particolare, sono ricche, per la loro posizione lungo l'itinerario della via Francigena, di presenze spesso ignorate di grandi artisti in transito tra Roma e Siena, Firenze, l'Umbria. Masaccio è uno di questi. Ma anche gli affreschi nella chiesa di S. Francesco si prestano a studi di questo genere: opere solo apparentemente al sicuro se è stato possibile, in un clima di imperante barbarie, cancellare una parte perfettamente conservata dell'abside maggiore dell'insigne monumento romanico (vedi l'articolo su “L’Altra Vetralla”). L'affresco collocato in una nicchia della navata destra , con S.Orsola e santi può attribuirsi ad un altro pittore di passaggio di notevole levatura; insieme ad altre opere di età medievale e rinascimentale, è quest'anno oggetto di studio da parte degli allievi della Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti dell'Università di Roma “La Sapienza” (corso di Istituzioni di Storia dell'arte), d'intesa con la Soprintendenza ai Beni artistici e con la collaborazione dello storico dell'arte Daniele Ferrara.
Fino ad oggi trascurato e considerato di scuola gozzoliana, l'affresco è invece del pittore e scultore senese Lorenzo di Pietro detto il Vechietta ( 1412 c.-1480), e va posto in rapporto con il pontefice Pio II Piccolomini, per il quale l'artista esegue il suo capolavoro, l'ancona dell'Assunzione per il duomo di Pienza nel 1461-621. Sono del 1460 le tavolette senesi della Biccherna ( Elezione di Pio II al pontificato, del Vecchietta) e della Gabella (Nomina a cardinale del nipote Francesco Piccolomini, il futuro Pio III ).
Il papa è a Viterbo il 30 settembre 1460; ma già il 28 marzo di quest'anno la Signoria di Siena ha raccomandato a Pio II, tramite Gregorio Piccolomini, l'artista che è in procinto di partire per Roma con il modello di progetto per la “Loggia del Papa” ( poi realizzata dal Federighi ). Considerando tuttavia che il pontefice si fermerà più lungamente a Viterbo nel 1462, tra il 7 maggio e il 21 giugno, potrebbe essere stata questa l'occasione, per il Vecchietta di eseguire, al seguito della corte, l'affresco vetrallese, dato anche che egli non è documentato a Siena fino all'anno seguente.
I personaggi rappresentati sono in parte facilmente identificabili: in primo piano troviamo ai lati di S. Orsola, il papa Pio I martire ( in cui si può ovviamente vedere, come nella tavola di Pienza, un ritratto idealizzato dello stesso Pio II ), e, simmetricamente, il giovanissimo nipote Francesco con veste e cappello cardinalizio, nelle sembianze di un santo da determinare ( ma forse, con audace trasposizione, proprio di S. Francesco che, del resto, è il titolare anche della chiesa ). Figlio di una sorella del papa, Francesco prenderà il cognome Piccolomini e diventerà arcivescovo di Siena a 17 anni essendo nato nel 1439- per essere poi nominato cardinale dallo zio a 21 anni, il 5 marzo 1460. La sua veste color porpora contrasta vivacemente con quella del papa che, secondo il cronista viterbese Della Tuccia, aveva un “parato pontificale con la mitra in capo, ornato esso e il suo vestimento di perle e pietre preziose assai..”.Altre teste di santi appaiono in seconda e terza fila, davanti alla turba delle vergini ( 11 e non 11.000 ) compagne di Orsola. Se si considera significativa l'assenza, tra i santi, di Caterina da Siena canonizzata da Pio II il 29 giugno 1461, l'esecuzione dell'affresco dovrà porsi anteriormente a questa data e posteriormente al 5 marzo 1460.
Nel bellissimo paesaggio dipinto nel margine inferiore, animato dalle Storie di Orsola, si vedono due città ( paragonabili a quella dell'Andata al Calvario, affresco del Vecchietta nel Battistero di Siena, 1450-53 ) che possono alludere a Vetralla, Corsignano-Pienza o Siena, tre castelli e le caratteristiche montagne articolate da calanchi ( ricordo delle Crete senesi ) simili a quelle presenti nel paesaggio ai piedi dell'Assunzione di Pienza.
Anche se l'opera non può forse considerarsi un capolavoro, l'autografia del Vecchietta sembra pacifica per l'alta qualità e la varietà stilistica ed espressiva dei volti, tanto caratteristici da escludere interventi di bottega.