Davide Ghaleb Editore
Studi Vetrallesi, 10
LIBRERIA

Editoriale
di Enrico Guidoni

Nel bilancio di un decennio di attività del Museo intervengono molti fattori di valutazione che pur escludendo qualsiasi intento celebrativo convergono verso la oggettiva constatazione della centralità della proposta culturale attivata a Vetralla fin dal 1992. Ci interessa qui proporre all’attenzione dei lettori, tra le molte possibili, brevi riflessioni sull’impatto nazionale del progetto, sulla situazione vetrallese e su uno dei più qualificanti traguardi raggiunti nel 2002.

L’imitazione del nome “Museo della Città e del Territorio”
Una delle dimostrazioni più incontrovertibili dell’attualità e della popolarità crescente della nostra formula è che l’originale ed evidentemente prestigiosa intitolazione del Museo, che coniuga città e territorio, è stata ampliamente copiata dal momento della sua divulgazione. Tutte le imitazioni del titolo sono state attuate a nostra insaputa; niente di male, dato che non si tratta di un prodotto commerciale o commerciabile, ma piuttosto di una nuova formulazione che tiene conto delle necessità e delle aspirazioni della nostra epoca; così in altri tempi sono nati i primi musei archeologici, i musei della cultura contadina ecc.
La forza dell’idea originaria, se fa dell’esperienza vetrallese un prototipo storicamente ben identificabile, non implica che, al di là della intitolazione, gli altri musei con questo nome gli corrispondano per contenuti, che rimangono tuttora unici e soprattutto per il taglio tematico, la densità delle attività culturali e per il legame con la ricerca universitaria. Ben vengano quindi tanti altri centri museali con questo nome, con l’avvertenza però che non si tratta di filiazioni ma di imitazioni: tra quelli di cui siamo a conoscenza citiamo il Museo della Città e del Territorio di Monsummano Terme (Pistoia), che ha addirittura ricevuto un premio europeo nel 2001; il Museo della Città e del Territorio di Aquino e il Museo della Città e del Territorio di Cori, il Museo della Città e del Territorio di Pienza (Siena), ecc. Se mai si può recriminare sul mancato appoggio del Comune al Museo di Vetralla, mentre tutte le altre amministrazioni hanno ritenuto conveniente e opportuno sostenere iniziative locali che da esso in qualche modo prendono esempio.

Vetralla Città d’Arte
Costituitasi dal 1998 come associazione informale, il gruppo Vetralla Città d’Arte ha preso forma nel 2002 nell’ambito dell’Associazione Storia della Città (Centro Internazionale di Studi per la Storia della città - Fonti d’archivio e patrimonio architettonico ambientale). Quest’ultima è la più antica e importante associazione finalizzata alla ricerca e alla tutela in un campo che suscita interesse crescente presso gli studiosi, gli amministratori, i semplici cittadini. A pochi mesi dall’apertura delle iscrizioni Vetralla Città d’Arte, che si riunisce presso il Museo e che conta già un centinaio di adesioni, ha avviato in piena autonomia e con rinnovato interesse il dibattito sulla difesa delle tradizioni, dei monumenti e delle ricchezze ambientali in pericolo a causa dell’abbandono o di interventi sconsiderati: tra le iniziative in corso o proposte citiamo lo studio sui lavatoi e sulle fontane di Vetralla (con indicazioni di restauro), la collaborazione all’allestimento del Presepe Vivente 2002 e la salvaguardia dell’unico forno ancora sopravvissuto all’interno del centro storico. Prosegue anche la consueta organizzazione di passeggiate sociali, dentro e fuori il territorio comunale, e di momenti ufficiali di confronto sulla tutela e la valorizzazione dei centri storici della Tuscia.

Santa Maria di Foro Cassio e l’affresco di Masaccio
Il degrado ormai irreversibile della piccola chiesa, ricchissima di valori storici e di testimonianze artistiche in un’area di primario interesse archeologico, è stato riproposto da chi scrive all’attento, qualificato e numeroso pubblico presente al recente Convegno sui Beni Culturali della Tuscia svoltosi a Sutri (7 Dicembre 2002) nella chiesa di S. Francesco. Se fino a qualche anno fa potevano essere risolutivi interventi di urgente salvataggio come la riparazione del tetto quattrocentesco (nel frattempo crollato), la recinzione a difesa dei ladri (che nel frattempo hanno devastato e asportato a loro piacimento), lo strappo degli affreschi (nel frattempo in parte scomparsi o massacrati dai trafugatori), oggi l’illustre rudere esposto alle intemperie come perfino il rischio di ulteriori danneggiamenti provocati da “restauri” non rispettosi del delicato patrimonio superstite. Nella sostanziale indifferenza generale si perde un bellissimo affresco di Masaccio (già segnalato inutilmente alle istituzione preposte nel convegno del 1997 svoltosi presso il Museo, vedi il n. 1 di Studi Vetrallesi”, 1998) e rischia di essere cancellato, nella annunciata ristrutturazione, ciò che ancora rimane: oltre ad altri affreschi, le murature medievali accuratamente “stilate” con risultati di notevole originalità cromatica e innumerevoli altri particolari degni di attenzione e di studio. Perfino lo scavo archeologico (per cui era stata rilasciato regolare permesso già nel 2000) è stato bloccato con il pretesto di problemi di conservazione del materiale di scavo.
In queste condizioni non c’è che da registrare un totale fallimento del nostro tempo di fronte a non difficilissime urgenze manifestate da un bene appartenente a tutti i cittadini: fallimento che, curiosamente, hanno voluto ostinatamente condividere le istituzioni e i proprietari responsabili alla tutela del monumento, insensibili nei fatti agli studi, agli appelli e alle campagne di stampa.

La prima Casa Museo della Tuscia
Dal 1993 è in programma l’allestimento di una sezione del Museo della Città e del Territorio dedicata all’arredo e agli oggetti di uso quotidiano. Alcune tavole con una proposta di Casa Museo sono state esposte nella mostra “Case di tradizione viterbese” (5 dicembre 1992-28 febbraio 1993). Nell’anno 2002 questo progetto ha assunto concretezza con l’individuazione di uno spazio, piccolo ma prestigioso, dove allestire la prima Casa Museo della Tuscia (e probabilmente della nostra regione), sommando due finalità incrociate, tipiche e indivisibili di questa istituzione: la tutela dell’edificio attraverso la sua destinazione e la valorizzazione dell’esposizione museale grazie all’attrattiva del luogo prescelto. Le Case-Museo sono numerose, in campo nazionale: si tratta di abitazioni di personaggi celebri del passato (categoria che qui non ci interessa) o di ricostruzioni più o meno attente e complesse delle residenze tradizionali, per lo più contadine, con i loro arredi originali. La Casa Museo di Vetralla, di prossima apertura, tiene conto delle sezioni già istituite nel Museo, e dedicate agli artigianali tradizionali e ai manufatti direttamente e indirettamente connessi con l’edilizia e il territorio (è in corso di allestimento, dopo la Sezione Ceramica, la Sezione Ferro e Metalli); si distingue per una progettazione rigorosa delle collezioni esposte, non finalizzate a ricostruire nostalgicamente un passato ma alla acquisizione di informazioni e testimonianze materiali . La collaborazione dei cittadini vetrallesi, che da sempre accompagna le iniziative del Museo, ha consentito anche questa importante tappa in una valorizzazione particolarmente coinvolgente perché tesa ad evitare ogni ulteriore dispersione (verso il mercato antiquario, musei in altre locatità, ecc.) di un patrimonio valido nel suo insieme non per il suo valore venale ma per il suo insostituibile portato di cultura e di consapevolezza.