Davide Ghaleb Editore
Studi Vetrallesi, 13
LIBRERIA

Editoriale
di Enrico Guidoni

Il Convegno di Roma del 2004

Il terzo convegno sui centri storici della Tuscia, promosso da Storia della Città, dal Museo della Città e del Territorio con Vetralla Città d'Arte e dall’Associazione Dimore Storiche Italiane (sezione Lazio), svoltosi come i due precedenti nell'Aula Magna della Facoltà di Architettura “Valle Giulia” dell'Università di Roma “La Sapienza”, ha rappresentato un ulteriore momento di riflessione e di dibattito sul tema della salvaguardia del patrimonio architettonico-ambientale e del paesaggio. Dedicato in modo specifico ai Giardini Storici e ai Parchi Suburbani, l'incontro del 20 febbraio 2004 ha visto un'ampia partecipazione di studiosi, amministratori, studenti e semplici cittadini. Nel corso della mattinata, dopo i saluti del Preside Roberto Palumbo (che da anni segue con grande partecipazione le nostre iniziative scientifiche e culturali), numerosi interventi hanno trattato temi di interesse generale o di particolare rilievo (tra i quali sono da ricordare per Viterbo il Piano-programma illustrato da Stefano Garano e la “battaglia” per l'istituzione del Parco dell'Arcionello promossa da Antonello Ricci), mentre nel pomeriggio si è parlato di indagini particolari nei settori dei cimiteri storici (Bertolaccini), dell'archeologia industriale (Torelli Landini), dei giardini (Benocci), con interessanti ricadute anche sul piano della didattica universitaria. Sui cimiteri della Tuscia, ad esempio, è stata organizzata da chi scrive, una prima ricerca sistematica nell'ambito del Corso di Storia dell'urbanistica e dell'architettura moderna (Facoltà di Architettura “Valle Giulia” anno accademico 2003-2004), dalla quale è emersa la ricchezza di un patrimonio monumentale e paesaggistico di straordinario interesse e meritevole di studio, spesso in felici situazioni panoramiche; i cimiteri vanno inclusi in quelle aree di rispetto che ormai si rende indispensabile istituire a difesa di ciò che resta del patrimonio ambientale degli antichi centri della Tuscia: cioè in quei Parchi Suburbani che, già proposti due anni orsono, sembrano oggi ancora più necessari e urgenti di fronte all'incontrollata cementificazione. Con grande soddisfazione abbiamo seguito quindi sia le vicende dell'Arcionello (vero e proprio, anche se limitato, parco suburbano proposto in alternativa a pesanti interventi urbanistici ed edilizi) sia le nuove tendenze espresse da alcuni amministratori comunali che, come il Sindaco di Castel S. Elia, si sono dichiarati favorevoli al Parco. La proiezione in aula delle celebri interviste R.A.I. in cui Pier Paolo Pasolini, decenni orsono, puntava il dito sulla distruzione del paesaggio della Tuscia allora incipiente, ha fatto ancor più risaltare l'attualità del problema e anche il suo crescente aggravamento negli anni più recenti. Si ha infatti l'impressione che la tendenza generale sia di consentire deturpazioni e guasti permanenti, mentre a contrasto le azioni positive appaiono effimere o comunque eccezionali e fortemente ostacolate. Sembra oggi quasi perduta la battaglia per la salvaguardia delle antiche pavimentazioni, e ancora allo stato iniziale quella per la istituzione di Musei locali sulla storia degli insediamenti e del territorio. D'altra parte sia il Codice dei Beni Culturali che considera solo alcuni “paesaggi come quadri” meritevoli di tutela e che ha completamente omesso perfino il termine “centro storico”, sia il nuovo esteso condono hanno ulteriormente compromesso il quadro nazionale. Da valutare positivamente iniziative come quella del Sindaco di Calcata Luigi Gasperini, che ha promosso la redazione del Regolamento per l'ornato, affidata alla Facoltà di Architettura “Valle Giulia” e finanziata dalla Provincia di Viterbo; indubbiamente questo strumento di controllo e tutela, applicato ad un centro già inserito in una vasta area protetta, potrà costituire un efficace stimolo per altre amministrazioni. Per il resto, abbandono e manomissioni sembrano sempre più caratterizzare lo stato delle parti più preziose e antiche degli ambienti urbani; e a questa regola non sfugge certamente Vetralla. Solo con ulteriori ampliamenti delle collaborazioni tra quanti hanno realmente a cuore il futuro del patrimonio storico-ambientale della Tuscia si potrà sperare in una inversione di tendenza che sembra possibile ma che rischia di giungere in ritardo, quando anche lo sviluppo sostenibile dovrà fare i conti con guasti e perdite irreparabili.