Davide Ghaleb Editore
Studi Vetrallesi, 14
LIBRERIA

Editoriale
di Enrico Guidoni

Puntini sulle i


Con l’approssimarsi dell’appuntamento per le amministrative 2006, si fanno più chiari gli orientamenti del Comune in tema di cultura locale e di interventi sul centro storico, sull’attività pubblicistica e sul recupero del patrimonio architettonico.
In entrambi i settori si può notare come, incurante dell’esistenza da molti anni di solide e disinteressate iniziative proposte dal Museo della Città e del Territorio e dalla Casa Editrice Davide Ghaleb - due mosche bianche nel pur ricco e variegato panorama della Tuscia - l’Amministrazione vetrallese si muove secondo logiche di tipo, appunto elettoralistico, facendo di tutto per trasmettere alla future generazioni un’immagine di incuria e approssimazione. Già in vista delle elezioni del 2001, finanziando la stampa della tesi di laurea di F. Palmieri Il Duomo di Vetralla (Aprile 2001) è stata avallata una grave scorrettezza, inammissibile in qualsiasi pubblicazione seria. L’autrice infatti non citava, pur trattando temi e fonti archivistiche in gran parte coincidenti, non solo il volume di G. Cigalino La Piazza e il Duomo di Vetralla (Febbraio 2000), ma neppure la mostra tenuta al museo (30 novembre 1996 - 5 gennaio 1997) e la tesi di laurea di G. Cigalino Il Duomo di S. Andrea a Vetralla (1995-1996) recensita a pag. 19 di “Studi Vetrallesi” 2, luglio - dicembre 1998.
Tra le pubblicazioni recenti che si sono positivamente moltiplicate grazie soprattutto allo stimolo (sia pur recepito come concorrenza) del Museo e dell’Editore, si possono distinguere gli interessanti volumetti di Andrea Natali La storia di Tre Croci nei documenti d’archivio, 2004, pp. 32, dove però si pubblica in parte il Brogliardo del Catasto Gregoriano senza citare il nostro volume su Vetralla interamente basato sulla stessa fonte, pubblicato nel 2000; A tavola il dì di festa, 2004, pp.32, libro di ricette ispirato al nostro Ricette vetrallesi del 2002 che, a sua volta, non viene citato; "I giochi dei nostri nonni” con Arnaldo Natali, 2005, pp. 26, ispirato al G. Roberti “I giochi a Roma di strada e di osteria”, Roma 1995 di cui sono parafrasate le informazioni storiche.
Tre volumi di notevole peso pubblicati tra il giugno e il settembre 2005, rientrano invece in una categoria che potremmo definire “storiografia parrocchiale”, in quanto sono proprio le parrocchie a promuovere e sostenere anche economicamente la stampa. Si tratta di R. Alecci Tre Croci e la sua gente, pp. 270; M. Cempanari, Sant’Angelo sul Monte Fogliano, pp. 182; e Cronaca della Parrocchia SS. Filippo e Giacomo, pp. 280. Su questi testi, di diverso valore ma tutti con una forte connotazione religiosa, torneremo più ampiamente in sede di recensione il prossimo anno; con la speranza che in futuro chi scriverà citi sempre le opere precedenti, soprattutto se gli sono servite.
Per quanto riguarda il patrimonio storico e dopo aver ricordato l’infelice destino di S. Maria di Foro Cassio (non solo completamente abbandonata, ma sulla quale è stato approvato anni orsono un progetto assolutamente controproducente ai fini del restauro), gli interventi recenti sono stati gravemente distruttivi, nonostante le iniziative per la tutela costantemente promosse dal Museo e i numerosi studi già compiuti. Ci limitiamo a tre casi eclatanti, ciascuno esemplificativo di procedure - siano esse improntate dalla trascuratezza o dal dispetto - che hanno come conseguenza la distruzione di testimonianze architettoniche originali e di elevato valore storico-ambientale.
Il piano particolareggiato del centro storico (Arch. S. Ferrante, Arch. P. Campo), approvato e in vigore dal 28-6-2005, manca di uno studio preliminare approfondito e di una volontà di tutela dell’insieme urbanistico medievale e di grande valore nella sua totalità. Le quattro categorie di edifici, derivate da classificazioni storiche spesso casuali, sono segnate nella planimetria con evidenti disparità e senza la necessaria aderenza all’epoca e alla qualità dei manufatti. A parti i premi e le deroghe, risulta evidente l’incongruetà della tavolozza, di colori troppo accesi suggerita per le tinteggiature (in contrasto con i “colori tenui” citati nelle Norme Generali), i cui effetti già si notano e che minacciano di declassare il centro storico a periferia; molto grave la possibilità di aprire nuove porte al piano terra (larghe fino a m. 2,40!!!) in quasi tutte le categorie di edifici. Il museo comunque mette a disposizione i propri materiali e l’esperienza maturata negli anni per contribuire a migliorare almeno gli aspetti del Piano più pericolosi per la tutela del centro storico. Ricordiamo gli studi ormai decennali per il Regolamento per l’ornato, le ricerche e le mostre sulle pavimentazioni, i portali, ecc.
Il “restauro” della chiesa della Madonna del Lauro ha completamente stravolto il monumento settecentesco non solo con una assurda intonacatura, ma anche con l’invenzione di timpano curvo “barocco” che è un vero insulto al dignitoso ed elegante prospetto originario. In compenso è scomparsa nel corso dei lavori la bella croce di Lorena in peperino inserita sulla porta alta della facciata.
Il massimo della voglia distruttiva si è però accanito contro la medievale Porta S. Pietro e il tratto di mura adiacente, studiato e rilevato nella tesi di laurea di P. Mariani, Le mura medievali di Vetralla, Storia e recupero, Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, A.A. 2002-2003 (relatore E. Guidoni con E. De Minicis).
Prima di annegare il tutto nel cemento, è stata tagliata la porta per allargarla, sono stati barbaramente scalpellati i giunti della originale muratura quattrocentesca e rifinite a piacere superfici e coperture: con il tocco finale di due esterni in plastica arancione che da soli potrebbero bastare a testimoniare la cura del Comune per le proprie “mura castellane”.
Volendo trarre comunque da questa panoramica sull’editoria e sui beni culturali qualche considerazione propositiva, si può auspicare da un lato una maggiore coscienza professionale e una più concreta disponibilità a collaborare, dall’altra un maggiore rispetto per tutti e per tutto ciò che lo merita: per gli studi altrui, e per ciò che resta di originale del patrimonio storico, architettonico e ambientale di Vetralla.