HOME COLLANE EVENTI PRODUZIONI MUSEO
VETRALLA CITTÀ D'ARTE
SHOW ROOM
VIACASSIA
LIBRI ON-LINE FILMATI NOVITÀ CONTATTI
RIVENDITE/DISTRIBUTORI
LINK


Introduzione
Mauro Maccario

I vini Latini e dell'Agro Pontino, nasce da una mia appassionata ricerca lanciata tre anni fa, pubblicata dal quotidiano on-line Enopress in diverse puntate e presentata a Roma in un convegno presso l'Università degli Studi La Sapienza.
L'iniziativa sin da allora ha inteso contribuire a dare voce ai Vini del Lazio, non solo, ma anche a tracciare la storia di territori, città e borghi che nei secoli hanno alimentato la millenaria cultura del vino e di una agricoltura particolarissima le cui origini risalgono al mitologico arrivo di Enea sul litorale di Torre Astura e alla lunga storia di sviluppo delle popolazioni locali che ha poi portato alla fondazione di Roma.
Con un grande spirito di servizio e per contribuire a quella visibilità che i Vini del Lazio meritano, Enopress ha curato la pubblicazione sul web di un primo lavoro, dedicando una serie di istantanee alle varie etichette di qualità della Provincia di Latina che rappresentano, senza dubbio, un caso unico e singolare sia nel territorio regionale che a livello nazionale.
La storia dell'Agro Pontino precede quella di Roma e ad essa si mescola. Quest'area rappresenta un caso unico nel panorama dei vini italiani, in quanto è costituita da terreni fertilissimi che sono stati negati all'agricoltura fino ai primi anni del '900, quando per volontà politica e un grande impiego di mezzi, tra il 1926 e il 1935, si riuscì a bonificare l'area. Alle porte dell'Agro Pontino, come si legge dagli epigrammi di Marziale e di Ovidio, dal tempo di Roma Antica i vini di Cori sono sempre stati considerati quanto di meglio potesse essere fornito dall'agricoltura. La loro fama si è poi accresciuta, tanto che esistono testimonianze scritte a ricordare che questi vini erano preferibilmente serviti nelle mense pontifice e nei banchetti reali.
Si tratta quindi di un territorio dalla storia antica, ricco di testimonianze sia romane sia medioevali, che è stato però completamente ridisegnato dalle vicende e dall'urbanistica del secolo scorso.
La viticoltura è stata introdotta in questa zona circa sessanta anni fa da rimpatriati italiani provenienti dall'Africa con la volontà di produrre tanto, bene e subito.
Bombino, Cesanese, Greco Bianco, Bellone, Cacchione, Trebbiano, Malvasia, Montepulciano, Nero Buono di Cori, sono i vitigni autoctoni che hanno sostenuto la produzione, affiancati dai grandi internazionali, presenti nella regione da più di un secolo: Cabernet, Merlot, Syrah, Chardonnay, Sauvignon, Semillon.
La viticoltura si concentra, oggi, in diverse zone e negli ultimi dieci anni i vini del Lazio, considerati a torto per lungo tempo non di prima qualità, hanno rilanciato e rinnovato la loro immagine in Italia e all'estero grazie soprattutto al lavoro di alcune cantine in tutto il territorio regionale.
E così, al di là delle più conosciute e celebrate DOC dei Castelli Romani, entrando nel territorio della provincia di Latina a soli 60 Km da Roma, ritroviamo, come nell'antichità, i vini pregiati delle Colline dei Lepini, la singolare DOC Cori.
Cori è una cittadina situata sui Monti Lepini circondata da mura del VI secolo a.C. La conformazione collinare dei terreni che la circondano è particolarmente adatta alla coltivazione della vite e dell'ulivo che sono state e restano le principali risorse agricole della zona. Fra i principali prodotti dell'agricoltura, Nero Buono di Cori, pregiato vino, l'Oliva Minuta e l'Oliva Grossa di Cori.
I vini prodotti nel territorio della Doc sono bianchi e rossi. Il Cori Bianco è di colore giallo paglierino, il sapore può essere secco o amabile o dolce e la gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Il Rosso invece è di colore rosso rubino, ha un profumo vinoso ed è di sapore secco. La gradazione alcolica minima è di 11,5 gradi.
Vanto dei Monti Lepini e di tutta l'enologia regionale è l'Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti che a Cori, da anni porta avanti con impegno il suo progetto di produzione biologica. La rinascita di uve come Bellone, Arciprete Bianco (varietà clonale del Bellone), Malvasia Puntinata, Trebbiano e due varietà locali di Greco, il Moro ed il Giallo, quasi scomparse dal territorio, si deve al coraggioso ed al tenace lavoro del proprietario. Su alcune di queste varietà locali, infatti, è in corso un'azione di recupero e di selezione, che ha portato ad alcuni primi significativi risultati, come la vinificazione in purezza di alcuni vitigni, come l'Arciprete (Collesanti IGT) ed il Greco Giallo (Moro IGT).
Il livello qualitativo raggiunto dai vini di Carpineti è molto elevato. Numerosi i riconoscimenti nei concorsi e nelle fiere, nazionali ed internazionali, e sulle principali guide dei vini: una per tutte, I vini di Veronelli. Di recente il Moro 2003, uno dei prodotti migliori dell'azienda, ha ottenuto la prestigiosa medaglia d'oro tra i vini bianchi italiani da Wine International. L'azienda, inoltre, fa parte dell'Associazione “Le Vigne del Lazio”, espressione della migliore produzione vitivinicola laziale, che associa 20 tra i migliori produttori della regione.
Siamo alle spalle dei Castelli Romani, dove i terreni presentano ancora una tessitura vulcanica e calcarea, ideale per fare vini di qualità e dove sono sempre più numerose le cantine sociali del Lazio che hanno decisamente intrapreso la via dell'alta qualità e che propongono vini sempre più ben fatti, pur mantenendo prezzi accessibili. C'è chi solo al sentir parlare di cantina sociale storcerebbe la bocca ed esprimerebbe una diffidenza derivata da una remota storia in cui si lavorava in vigna per produrre grandi quantità di uve da utilizzare soprattutto per il vino sfuso. Ma le cose sono cambiate, e non di poco, e la Cooperativa Cincinnato, che ha una superficie di 5 mila metri quadrati, vanta ben 255 soci conferitori (alcuni dei quali hanno una propria azienda agricola), con un'area vitata di 550 ettari e una produzione media di 100 mila ettolitri ne è esempio evidente.
La Cantina sociale Cincinnato è nata nel 1947 per volontà di alcuni agricoltori che si proponevano di favorire il progresso dell'agricoltura locale e assicurare il benessere economico ai soci conferitori ed oggi è la realtà produttiva più grande dell'intero territorio. Uno dei meriti è senz'altro quello di essersi impegnata nella valorizzazione dei vitigni della zona come il Bellone ed il Nero Buono, un vitigno che da tempo immemore viene coltivato esclusivamente nell'area vulcanica intorno a Cori. I risultati sono davvero lodevoli ed i vini escono dalla cantina con prezzi assolutamente corretti.

Nella zona più centrale della provincia di Latina, nell'Agro Pontino, troviamo un'altra Doc, quella di Aprilia. La zona vinicola di Aprilia non può vantare le tradizioni secolari di altre zone del Lazio, ma la produzione, anche se recente, è fondata sulla valorizzazione di prodotti che i viticoltori hanno saputo ottenere e consegnare a una già diffusa notorietà.
I vini ottenuti sono il bianco Trebbiano, delicato e armonico, e i rossi Sangiovese, vinoso e asciutto e Merlot, morbido e corposo. Una delle poche aziende che produce il Merlot di Aprilia DOC è il consorzio Co.Pro.Vi. L'Azienda è stata fondata nel 1950, e con i suoi due impianti di vinificazione ha una capacità di circa 400.000 ettolitri di stoccaggio, oltre a 3.000 ettolitri di botti di rovere per l'invecchiamento ed una potenzialità giornaliera di lavorazione uve pari a 20/25.000 quintali. Le bottiglie prodotte annualmente sono esportate, ormai, in tutto il mondo.
Esistono delle tangibili affinità elettive tra l'Agro Pontino ed alcune zone del bordolese: il cosiddetto Medòc pontino. Analogie quelle tra il Medòc bordolese e l'Agro Pontino per niente negligibili, quali la vicinanza al mare, l'origine alluvionale dei terreni entrambi paludosi e poi bonificati, la composizione tendenzialmente sabbiosa, la grassezza e la fertilità, l'aspetto pianeggiante ed ora anche la capacità di sfornare grandi vini da parte delle aziende vitivinicole che vi lavorano. La più importante, sia dal punto di vista qualitativo che della capacità di sperimentazione ed innovazione è senza dubbio l'Azienda Agricola Casale del Giglio, che ha avviato sin dal 1984 un progetto di ricerca e sperimentazione denominato appunto, Casale del Giglio, a favore della viticoltura dell'Agro Pontino.
Il suo proprietario, Dott. Santarelli, è stato a lungo anche il presidente dell'Associazione “Le Vigne del Lazio” che svolge un'intensa attività volta a rifondare il concetto del Vino del Lazio di qualità e a far conoscere l'assortimento estremamente vasto dei vini delle diverse province della regione, tra cui molti ottimi rossi. Vini di qualità quindi, sottoposti annualmente, come Statuto Societario stabilisce, ad un controllo organolettico condotto dalla Commissione di Degustazione di Controllo (CDC), composta da esperti indipendenti: in questo modo i soci sono stimolati a mantenere ed accrescere il livello di qualità del loro prodotto. Qualità ed eccellenza che per la Casale del Giglio, vengono riconosciute anche a livello internazionale viste le numerose medaglie: una d'oro con l'eccellente Mater Matuta (Rosso IGT) e due d'argento con l'elegante e suadente Antinoo (Bianco IGT), uno dei migliori vini bianchi dell'Italia centrale, e lo splendido Madreselva (Rosso IGT), ottenute di recente al Vinalies International di Parigi, uno dei più importanti concorsi di vino al mondo.

Spostandoci sul litorale laziale e precisamente nelle vicinanze del Parco Nazionale del Circeo, entriamo nella terra di produzione della DOC Circeo. Sotto questa denominazione ricadono numerosi vini bianchi, rossi e rosati. La zona di produzione è nella Pianura Pontina, a nord e a sud del promontorio del Circeo. La Cantina Sant'Andrea è un punto di riferimento importante in questa zona, uno dei principali riferimenti vitivinicoli della terra pontina. L'azienda ha una lunga tradizione alle spalle che parte dall'Isola di Pantelleria alla Tunisia, per approdare in terra pontina. La filosofia aziendale ha due anime, una dedicata alla sperimentazione e all'innovazione e l'altra legata alle tradizioni e alla riscoperta del passato. Le enoteche aziendali sono il punto di riferimento di tutta la clientela. Al loro interno si possono trovare tutti i vini prodotti dall'Azienda: dalla linea Classica alla nuova Selezione Acquerelli, quella con le etichette artistiche disegnate dal maestro Pompeo Cupo. Anche l'azienda della famiglia Pandolfo, grazie all'alta qualità dei vini prodotti, riscuote ormai da anni successi in tutto il mondo enologico e, come la precedente Casale del Giglio, è la vessillifera dell'alta qualità ed eccellenza pontina. Anch'essa, infatti, al concorso Vinalies International di Parigi si è aggiudicata ben due medaglie d'oro e una medaglia d'argento. La prima medaglia d'oro è andata al vino principe da dessert, di grande signorilità, il Capitolium (Bianco Passito DOC), mentre la seconda medaglia d'oro è toccata ad un rosso di grande spessore come il Sogno (Circeo Rosso DOC). La medaglia d'argento è andata, invece, a l'Oppidum Moscato di Terracina Secco (Bianco DOC), un vino a base di Moscato in purezza, ma secco, sorprendentemente secco, sorprendentemente buono.
Un'altra realtà produttiva interessante della zona è la Cantina Villa Gianna, un'impresa con tecnologie avanzate che produce vini e spumanti. Tra i vini prodotti citiamo il Circeo D.O.C., un vino gradevole e aromatico ottenuto da diverse uve tipiche del territorio e lo strepitoso Passito Elogio Mediterraneo (Bianco IGT), con profumi che ricordano la buccia d'arancia candita, il miele, vaniglia e confettura d'albicocca.

Completa il panorama delle Doc della Provincia di Latina la recentissima DOC Moscato di Terracina riconosciuta DOC a partire dalla vendemmia del 2006. È una varietà del Moscato o Uva Apiana, chiamata così dai Romani per la sua attitudine ad attirare le api con il suo sapore dolce ed il suo profumo forte. Con il riconoscimento ministeriale questo vino, prodotto dal pressoché unico vero monovitigno laziale ed espressione della biodiversità degli Ausoni (pluripremiato nelle ultime manifestazioni vinicole), riemerge alla legalità, riappropriandosi dello status che gli era stato riconosciuto fin dall'antichità preromana. Basta citare lo storico vino Cècubo (cecubum) che aveva molto successo fra gli antichi romani ed alcuni dei più celebri poeti latini (che accennavano ad avite cantine ed alle vicende dei tempi, inclusa Cleopatra). Tale vino era prodotto nell'Ager Caecubus (Formia, Terracina e dintorni) e poi in fase più tarda un'area più ristretta nella zona di Fiuggi. Attualmente il Cècubo ha un seguito con alcuni omonimi vini prodotti nelle campagne del Lazio meridionale. Un esempio per tutti, a poca distanza dall'affascinante Golfo di Gaeta, quasi al confine con la Campania, la piccola cooperativa Terra delle Ginestre, fondata nel 1998 da un gruppo di amici che avevano in comune la passione per il vino. Nella piccola azienda di Spigno Saturnia vive il nobile intento di far rivivere il passato, di dare nuova vita a vini antichi scomparsi come il Cecubo e il Formianum di cui la tradizione ci ha lasciato soltanto un vago ricordo letterario.
Tutte iniziative che fanno dell'Agro Pontino una delle realtà vitivinicole più piacevoli e interessanti dell'intero panorama enologico nazionale, soprattutto nella produzione di rossi che non hanno nulla da invidiare ai più blasonati vini di altre regioni italiane.

Il nostro viaggio nelle quattro DOC della provincia di Latina, dalla tradizione all'innovazione, dai Colli Lepini ai nuovi territori del vino verso il litorale laziale, nelle “giovani” aziende dell'Agro Pontino e della Riviera di Ulisse ha rivelato che le loro interessanti etichette, nonostante la loro recente storia vantano uno straordinario bagaglio di ricchezza e qualità. L'ultima parte del libro fornisce un Glossario delle etichette e delle schede su alcune aziende che non producono vino, ma altri prodotti tipici del territorio (l'olio di Cori e della pianura pontina, famoso per l'armonia e la delicatezza del gusto, ottenuto dalla cultivar locale Itrana e altri derivati come le celebri Olive di Gaeta) che contribuiscono a rendere unica e affascinate questa parte di Lazio non ancora contaminata dal grande turismo di massa.