DRUG GOJKO

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Lo spettacolo Drug Gojko narra, sottoforma di monologo, le vicende di Nello Marignoli,classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina Militare italiana sul frontegreco-albanese nei giorni intorno all’8 Settembre del 1943 e combattente partigianonell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo.Lo spettacolo che nasce da una ricerca diPietro Benedetti e si avvale della testimonianza diretta di Marignoli è di notevole interesseper la storia locale, nazionale e , infine europea, nel dramma individuale e collettivo dellaseconda guerra mondiale.

Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatoredel Novecento rievocata con un innato stile narrativo ed emozionante quanto privo diretorica.Trama e scelte registicheQuello che dico dico poco!Lʼinizio è sul dragamine Rovigno: una croce uncinata issata al posto del tricolore. Il finale èlʼabbraccio tra madre e figlio, finalmente ritrovati, nella città in macerie.Così vuole lʼepospopolare. Così dispiega la sua odissea di guerra un bravo narratore: secondo il piùconvenzionale degli schemi, in ordine cronologico.Ma mulinelli si aprono, di continuo, nelflusso del racconto. Rompono la superficie dello schema complessivo, lo increspano, lofanno singhiozzare magari fino a contraddirlo: parentesi, divagazioni, digressioni,precisazioni, correzioni, rettifiche, commenti, esempi, sentenze, morali.

Così, proprio così Nello racconta il suo racconto di guerra. Nello Marignoli da Viterbo: gommista in tempo dipace; in guerra, invece, prima soldato della Regia Marina italica e poi radiotelegrafistanella resistenza jugoslava.Nello è narratore di straordinaria intensità. Tesse trame perdettagli e per figure, una dopo lʼaltra, una più bella dellʼaltra: la ricezione in cuffia, lʼ8settembre, dellʼarmistizio; il disprezzo tedesco di fronte al tricolore ammainato; lʼidea disegare nottetempo le catene al dragamine e tentare la fuga in mare aperto; il barbiere nelcampo di prigionia: «un ometto insignificante» che si rivela ufficiale della Decima BrigataHerzegovaska; le piastrine degli italiani trucidati dai nazisti: poveri figli col cranio sfondatoe quelle misere giacchette a -20°; il cadavere del soldato tedesco con la foto di sua mogliestretta nel pugno; lo zoccolo pietoso del cavallo che risparmia i corpi senza vita sulsentiero; il lasciapassare partigiano e la picara «locomotiva umana», tutta muscoli e nervie barba lunga, che percorre a piedi lʼItalia, da Trieste a Viterbo; la stella rossa sul berrettoche indispettisce i camion anglo-americani e non li fa fermare; la visione infine, terribile,assoluta, della città in macerie.Ma soprattutto unʼidea ferma: la certezza che le parole nonce la faranno a tener dietro, ad accogliere e contenere, a garantire forma compiuta e unsenso permanente allʼimmane sciagura scampata dal superstite (e testimone). «Quelloche dico, dico poco».Da qui riparte Pietro Benedetti col suo spettacolo Drug Gojko. Daquesta soglia affacciata su ciò che non si potrà ridire. Da un atto di fedeltà incondizionataal raffinato artigianato del ricordo ad alta voce di Nello Marignoli. Il racconto di Nello èripreso da Pietro pressoché alla lettera, con tutti gli stigmi e i protocolli peculiari di unaoralità “genuina” e filologica, formulaica e improvvisata al tempo stesso. Pausa per pausa,tono per tono, espressione per espressione. Pietro stila il proprio copione con puntiglionotarile, stillandolo dalla viva voce di Nello.Questa la scommessa (che è anche ipotesicritica) di Benedetti: ricondurre i modi di un canovaccio popolare entro il canone delcopione recitato, serbando però, al massimo grado, fisicità verace del narrare e veritàdelle sue forme.Anche per questo la scena è scarna. Così da rendere presente e tangibileil doppio piano temporale su cui racconto e spettacolo si fondano (quello dei fatti e quellodei ricordi): sul fondo un manifesto antipartigiano firmato Casa Pound, che accoglie al suoingresso Nello-Pietro in tuta da lavoro; sulla sinistra un pneumatico da TIR in riparazione; al centro il bussolotto della ricetrasmittente.

(Antonello Ricci)


Titolo dello spettacolo Drug Gojko

Regia Elena Mozzetta

Attori Pietro Benedetti

Testi Pietro Benedetti da una intervista a Nello Marignoli

Consulenza letteraria Antonello Ricci

Musiche Fiore Benigni, Bevano Quartet

Luci Elena Mozzetta, Pietro Benedetti