IL SECONDO LIBRO DELLE PASSEGGIATE
e altre bagattelle narrate per l'anno 2014
ANTONELLO RICCI

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PREFAZIONE

Carlo Galeotti

Ci ostineremo, senza tregua, a sostenere tutto ciò che è parola, racconto, memoria. Lo ribadisco in questo breve scritto. Perché ormai da qualche anno è una delle mie fissazioni. Quando si arriva a una certa età si tirano le conclusioni da quelle poche cose che ci è capitato di studiare più o meno approfonditamente. Il rapporto con Antonello Ricci, risale al tempo del liceo, e, ripensandoci ora, ruota ed ha ruotato sempre sulla parola, la semiologia, la semantica, anche se apparentemente ci sembrava di discutere d'altro.
«All'inizio era la parola. La parola era presso Dio. La parola era Dio. In principio era con Dio. E tutte le cose sono state fatte attraverso la parola. Senza la parola nessuna cosa è stata fatta», dice Giovanni in uno degli incipit più maestosi, potenti e retorici che mi è capitato di leggere. E con Antonello ci è capitato sempre di discutere della parola. Da luoghi del mondo della cultura sideralmente distanti. E per questo ogni conversazione con lui è stata interessante.
Ricordo un giorno che eravamo nel piazzale della Minerva alla Sapienza e si parlava di Duel, il film di Spielberg. Io ne davo una interpretazione mezza metafisica e banalissima. Disincarnata. Antonello no. Ne dava una interpretazione fatta di carne e sangue. «Quel treno è veramente la ferrovia che avanza e schiaccia gli Stati Uniti... Quel camion è un vero camion che segna la vita degli uomini». Le parole non saranno state proprio queste, sono passati troppi anni, ma il senso lo avete capito. E così il dialogo è andato avanti.
E proprio da un nostro dialogo nacque quella che poi chiamammo “la battaglia dell'Arcionello”. Con Antonello protagonista assoluto. Con migliaia di persone che si mossero e limitarono lo scempio. Peccato che poi del parco nel concreto non se ne è fatto nulla. Ma questa è la forza entropica della sciagurata politica di questo paese. Che tutto digerisce e gattopardescamente deforma.
Di passaggio sventammo, va ricordato, anche un'altra bruttura che voleva deturpare le mura nel tratto tra via San Bonaventura e via Rosselli.
In un momento in cui si ripetevano gravi atti di violenza “politica” soprattutto negli ambienti giovani viterbesi di estrema destra, stilammo un appello che fu firmato da uomini di diversissima estrazione.
Da Paolo Signorelli, alla Cgil, al vescovo Chiarinelli. Qualcuno ci “sputò addosso” negandoci la purezza ideologica. Ma, come dire, per me, e credo anche per Antonello, vengono prima gli uomini e poi le ideologie. Tanto più quando sono morte. E poi da sempre abbiamo le spalle larghe.
Poi Antonello ha iniziato con le passeggiate/racconto. Un'avventura se si vuole più complessa. In cui Antonello s'è buttato non senza scelte esistenziali che pochi e nessuno avrebbero fatto. Inizialmente ho seguito la cosa, diciamo, di sguincio. Poi quest'anno la cosa si è fatta più intensa. Le passeggiate/racconto di Antonello si sono moltiplicate e credo che anche il numero di persone che le segue si è moltiplicato.
Un episodio che ci ha fatto capire diverse cose e forse va ricordato. Un giorno Antonello mi ha raccontato della villa di madonna Cornelia. Al che come spesso capita gli dissi: «Scrivimi due righe che le pubblichiamo in vista della passeggiata/racconto». E Antonello: «No, devi venire a vedere. Altrimenti non capisci». Come dire che mi ha preso per le orecchie e mi ha trascinato a vedere in anteprima la villa. Una piccola meraviglia nascosta a due passi dalle mura cittadine. In un posto tanto consueto da sembrare improbabile che ci fosse nascosto questo tesoretto.
Nella presentazione della passeggiata su Tusciaweb ci andammo più pesanti con diversi articoli con tanto di corredo fotografico e video non banali.
I soli articoli del quotidiano, senza nessun manifesto, senza nessun altro tipo di supporto mediatico, portarono oltre 500 persone nella “villa dei misteri”. E allora capimmo che era proprio vero che la parola può spostare gli atomi. E i bit, se ci si lavora bene, spostano le persone. Ovviamente ci vuole uno scopo buono e giusto, e, perché no, attraente.
Insomma la visita alla villa di madonna Cornelia è diventato per me un paradigma. E abbiamo iniziato a riflettere sul fatto che attraverso la parola potevamo rilanciare il territorio. Promuoverlo. Metterne in evidenza le caratteristiche. Forse creare flussi turistico-culturali.
E questo nella convinzione che il nostro territorio può e deve ripartire dalle sue straordinarie risorse naturalistico-culturali. E questo non puntando il dito su quello che intere generazioni di sedicenti intellettuali con la puzza sotto al naso, non si sa per quale motivo, hanno definito “provincialismo”. Non tenendo conto che il meglio della cultura non può non provenire dalla vasta provincia italiana in questa nazione. Da Fellini a Pasolini. Per fare due esempi banali.
E allora anche Viterbo e la Tuscia saranno tanto più apprezzati quanto più riusciranno a vendere le proprie tipicità, certo provincialismo. E financo le «buone cose di cattivo gusto» che alle volte si trovano tra le pietre preziose che fanno parte delle nostre radici. «Dobbiamo vendere il nostro lardo di Colonnata» ci siamo detti. E questo tanto più nel tempo di Internet.
Uno viene a Viterbo non per vedere le cose che può vedere a New York, ma le nostre cose più caratteristiche. E in questo ambito Antonello ha recuperato una tradizione del racconto orale, che tanto più appare affascinate in un tempo in cui spesso si dimentica che al di là delle realtà ricreate in 3D esiste un mondo, qualunque cosa significhi questa parola, che di dimensioni ne ha molte di più. Dimensioni che trasudano fascino. In un tempo dove tutto è virtuale, le francescane passeggiate di Antonello ci riconciliano con la parola classica, con la memoria, con il gusto di assistere a una cosa unica e che mai più si ripeterà. Una forma di teatro peripatetico che lascia lo spettatore stupito del fatto che una cosa così semplice e bella ha rischiato di scomparire.
Ora per l'Anno degli Etruschi – I pirati della bellezza, Antonello ha già programmato 12 passeggiate racconto nei luoghi di questo straordinario popolo. Uno dei popoli fondatori dell'Europa. Come dire, l'avventura continua... E continua un dialogo che qua e là qualche frutto lo ha dato.


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