Davide Ghaleb Editore
I Centri Storici di Calcata, Castel S. Elia, Monteromano
LIBRERIA

Note Introduttive
di Enrico Guidoni e Donato Tamblè

Questo libro, secondo di una serie dedicata agli insediamenti storici della Tuscia, documentati dai catasti storici scaturisce dalle ricerche svolte nell’anno accademico 2000-2001 nei corsi di Storia dell’urbanistica e Fonti d’archivio per la storia dell’architettura e della città (Università degli Studi di Roma “ La Sapienza”, Facoltà di architettura “Valle Giulia”). Ai tre centri qui presentati ne seguiranno altrettanti la cui pubblicazione, per motivi di spazio, occuperà un successivo volume. Per criteri di trascrizione e anche per la finalità e i metodi si rinvia quindi a G. Petroni, V. Santangelo, Il Centro Storico di Vetralla. Le case e gli abitanti nel Catasto Gregoriano (1819). Introduzione di Enrico Guidoni, Vetralla 2000, modello su cui saranno esemplati anche i futuri lavori di questo tipo. È infatti evidente l’assoluta necessità, se si vuole favorire il confronto tra realtà urbanisticamente diverse ma partecipi di una vasta area di caratteristiche storiche, economiche e ambientali ampiamente omogenee, di adottare criteri rigorosamente simili; d’altra parte, il superamento di un’ottica di studio ancora oggi localistica impone di analizzare ogni tipo di fonte e di fenomeno con criteri insieme oggettivi e ampiamente estensibili. Anche per questi centri “minori”, tutti interessanti ma molto diversificati per origini e caratteristiche di sviluppo, ci si è quindi astenuti dal delineare, sia pure per sommi capi, la storia urbanistica, troppo complessa e più antica rispetto alla fonte catastale considerata. Ma è evidente che il trattamento cartografico della nostra fonte (pianta rettificata sul catasto attuale), la trascrizione completa del brogliardo relativo all’abitato e l’indice dei proprietari/abitanti pubblici e privati, renderanno queste dense pagine, nella loro apparente aridità, punto di partenza obbligato per i futuri studi storici sui centri considerati. Anche se lo sviluppo storico dei tre centri non può essere trattato in questa sede, va comunque segnalato che la loro scelta è stata dettata anche da una evidente varietà e comlementarietà strutturale: Calcata è un perfetto esempio di insediamento compatto di sommità di origine altomedievale, Castel S. Elia si presenta con un impianto di fondazione medievale rigorosamente progettato cui si aggiunge una consistente edilizia esterna lungo le principali vie di accesso, Monteromano conserva la scenografica articolazione spaziale e monumentale creata in età barocca.
Si va delineando ormai la possibilità di preparare le basi scientifiche per ricerche più analitiche e più approfondite, nelle quali la storia delle famiglie e delle persone, non più trattate statisticamente ma nella loro realtà individuale, possano collegarsi strettamente con le trasformazioni territoriali, urbane ed edilizie. Scopo non ultimo è quello di contribuire, con l’evidenza indiscutibile della fonte, anche alla formazione di una cultura della tutela dei nostri centri storici che ancora oggi è ben lontana dal manifestarsi.
Un particolare ringraziamento a Giorgio Celia, che ha collaborato alla non semplice impaginazione di questo volume.

Enrico Guidoni

 

Il catasto è in sostanza l'inventario generale dei beni immobili e delle persone che li detengono. Esso costituisce quindi una precisa fotografia dello stato di una comunità in un dato periodo.
Le operazioni di accertamento misura e stima che hanno lo scopo di determinare la consistenza e la rendita dei beni e le persone cui appartengono, si traducono in un articolato complesso di atti, piante e registri, nei quali viene riportato il risultato delle operazioni a fini specificatamente fiscali e civili.
Ma gli scopi contingenti che portano all'utilizzo funzionale delle scritture catastali vengono superati quando si utilizzano questi documenti come fonte storica. In tale sede infatti si può evidenziare facilmente il carattere multifunzionale della documentazione. Infatti, partendo dai dati e dalle notizie contenuti negli incartamenti e dalla rappresentazione grafica in scala del territorio, si può ritrovare la precisa fisionomia urbana e territoriale, ricostruire le destinazioni d'uso delle singole porzioni o particelle, la tipologia del costruito, le coltivazioni, le attività commerciali o artigianali, i nomi delle persone, la rete di relazioni familiari ed economiche che intercorreva tra di esse, il valore della proprietà, l'incidenza delle enfiteusi e degli affitti.
La pubblicazione delle fonti catastali, ed in particolare la restituzione storica dei brogliardi, rimette in circolo nella società contemporanea tutta una serie di notizie e di dati che al tempo della redazione dei documenti erano patrimonio comune delle comunità e quindi conosciuti in pratica da tutti gli abitanti, anche se avevano bisogno di essere identificati, oggettivati, codificati dallo Stato per le sue finalità tributarie e di accertamento.
Furono infatti esigenze di governo che portarono anche nello Stato pontificio in varie occasioni ed epoche a disporre rilevamenti catastali - da Innocenzo XI col motu proprio del 30 giugno 1681, a Pio VI nel 1777, fino alle norme di Pio VII tra il 1816 e il 1825 per la formazione di quel catasto geometrico particellare, che poi prenderà il nome di Gregoriano, perché, anche se sostanzialmente le mappe furono in gran parte compiute entro il 1821, l'estimo poté entrare in vigore, una volta superati i contenziosi generati dai molti ricorsi, solo nel 1835 sotto il pontificato di Gregorio XVI. Con lo studio storico e la pubblicazione dei suoi risultati, che permettono il rapido confronto di fonti, la loro integrazione, la rettificazione delle mappe, la realizzazione di diacronie dell'evoluzione urbanistica, la contestualizzazione dei dati, la normalizzazione dei cognomi e il confronto con quelli attuali, si sburocratizza la documentazione, nata per fini amministrativi e in quanto tale anche semioticamente caratterizzata, e si ritrovano le radici popolari e umane della vita urbana che, tra discontinuità e persistenze, si rannodano comunque al presente.

Donato Tamblè