Festival di musica e teatro popolare “Di Voci e di Suoni” 2010

HOME COLLANE EVENTI PRODUZIONI MUSEO
LIBRI ON-LINE FILMATI NOVITÀ CONTATTI


FESTIVAL DI CAPRAROLA

Si chiude in bellezza
con i
POETI A BRACCIO DELLA MAREMMA


Ultimo appuntamento per la terza edizione del Festival di musica e teatro popolare “Di Voci e di Suoni” organizzato dalla Compagnia Teatro Popolare Peppino Liuzzi di Caprarola.

Sabato 14 agosto alle ore 21.30

ad esibirsi nel suggestivo cortile di Palazzo Farnese a Caprarola saranno i Poeti a braccio della Maremma con “Porgete orecchio, egregi miei uditori!”: viaggio nel mondo della poesia popolare improvvisata in ottava rima condotto da Antonello Ricci.

Gli incassi saranno come sempre devoluti all’Associazione Amistrada , rete di amicizia con le ragazze e ragazzi di strada di città del Guatemala.

Poeti a braccio come Marco Betti da Arezzo, Donato De Acutis da Bacugno, Emilio Meliani da Pontedera discendono da una schiatta illustre e dimenticata: quella degl'improvvisatori popolari, contadini e pastori dell'Italia Centrale, artisti del canto estemporaneo in ottava rima. Campioni da tempo in via d'estinzione, ma un tempo numerosi e richiesti, per campagne e cittadine, dalla Lucchesìa agli altipiani d'Abruzzo alle maremme tosco-laziali. Ancora fino alla metà del secolo scorso i poeti a braccio rappresentavano la memoria vivente d'una tradizione formidabile. Unica, per durata e resistenza, nella storia della nostra letteratura. Soprattutto i grandi poemi cavallereschi, come l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, che attraverso il Big Bang della stampa avevano portato la poesia a latitudini geografiche e sociali quasi impensabili per il contesto culturale italiano: dalle piazze dei liberi comuni medioevali e dalle corti rinascimentali fin sulle rapazzole di anonimi pastori transumanti, nelle veglie dei poderi, nelle fiere e nelle feste di paese. E proprio nelle opere maggiori del nostro Cinquecento gl'improvvisatori popolari, autodidatti rozzamente alfabetizzati, scoprivano un po' di quel che Don Chisciotte cercava nei suoi libri di Cavalleria: il tenero, anacronistico rimpianto per un'Età dell'Oro, un'Arcadia Felice ormai scomparsa. Nell'ottava rima questi uomini riconobbero per secoli la possibilità di dare un senso alla propria esperienza di vita e di curarne le piaghe. L'ottava: cantata a squarciagola da giovani per osterie e fraschette, consegnata poi spesso - con la maturità - alla meditazione della pagina scritta.

Per informazioni: 0761/645028 oppure www.compagniapeppinoliuzzi.it