LE TRENTA VECCHIE

HOME COLLANE EVENTI PRODUZIONI MUSEO
LIBRI ON-LINE FILMATI NOVITÀ CONTATTI

Le trenta vecchie

Giuseppe Brama (Vetralla 1894-1982)

Di un’antica e burlantesca usanza
Vorrei cantar senza creare offesa,
Che, anziché finire, più si avanza
E piuttosto arretrare fa il paese.

Le “trenta vecchie” questa è la sostanza
Di questo picciol carme un po’ scortese,
Quando ogni anno per l’epifania
Si ripete la triste melodia.

Dato il marito, suono a profusione
Che sciame d’api sol faria fermare
E poi di questa buffa tradizione
Il forestier ci viene a criticare.

Suon di corno, campani e cosi vari,
Di giovinastri si forma una schiera,
Con qualche vecchio di vecchia genia
Sembra una mandria che si reca in fiera.

Così la frastornante compagnia
Passa e marita con grezza maniera
Ragazze vedovelle e zitelloni
Con nomi inappropriati di persone.

Tempo di radio e di televisione
E di potente forza nucleare,
Ma poi chi è che ancor non ha capito
Che le donne da lor trovan marito.

Tre Croci, 6 gennaio 1956

 

Sabato 7 maggio alle ore 17,00
al Museo della città e del territorio
Vetralla, via di Porta Marchetta 2,
conferenza di Luigi Cimarra su Le trenta vecchie,
con la partecipazione di Arnaldo Natali e Domenico Birelli

Tra tradizione, folclore e ritualità la conferenza vuole ripercorrere le origini ei significati salienti di una consuetudine che per lungo tempo  ha segnato, a Tre Croci, la ricorrenza dell’Epifania; “da ricordare soprattutto, nonostante il rifiuto programmato di un’antica tradizione in contrasto con i tempi e la mentalità moderni, Le trenta vecchie (cioè i trenta vecchi)usanza sotto il profilo antropologico finalizzata a trovare marito a vedove e zitelle della comunità” (da E. Guidoni,  Vetralla nella poesia, Davide Ghaleb, Vetralla 2004, con particolare riferimento alla poesia di Giuseppe Brama Le trenta vecchie, a pag.56).
La conferenza sarà  coronata da una serie di dialoghi scherzosi, ricostruiti da Domenico Birelli e Attilia Silvani, in uno scenario immaginario che vuole far rivivere agli ascoltatori lo spirito della “burlesca usanza”.