LE FAVOLE DI NONNA IRENE - A cura di Cristina e Stefano Angeletti
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Introduzione
«La principessa scorbutica»



Si avvicinava l’ora del grande ballo di Primavera indetto dalla Società del Casino Dorico di Ancona: si teneva ogni anno il primo di maggio ed era un appuntamento molto atteso dell’alta borghesia e nobiltà della città, soprattutto dalle ragazze che non vedevano l’ora di sfoggiare il loro abito migliore.
Anche in casa di Irene c’era aria di gran festa e quasi tutto era pronto per il grande evento; il piccolo Rigoberto, il primogenito maschio della famiglia, che aveva poco più di tre anni, aveva nascosto le scarpe eleganti della mamma nel cesto della biancheria sporca e per fortuna la zia Antonia, che era venuta ad accudire il monello di casa, l’aveva colto in flagrante!
Si era appena messa le scarpe recuperate dal cesto, che Irene sentì bussare alla porta: ad aspettarla c’era lo zio Girolamo, celebre soprano ormai in pensione, che amava partecipare a questi incontri mondani.
Dal salotto si avvicinò all’ingresso anche il marito Sinforiano, e insieme scesero i gradini che portavano all’androne del palazzo: davanti al portone il cocchiere li aspettava per condurli al Teatro delle Muse, dove aveva sede la Società del Casino Dorico.
Il salone da ballo era veramente sfavillante: i lampadari di vetro di Murano lo rendevano ancora più luminoso e le grandi volte affrescate parevano rendere quasi infinito lo spazio di questa bellissima sala.
In un angolo del salone, disposto a semicerchio, un complesso musicale suonava pezzi del repertorio classico e moderno, e mano a mano che arrivavano gli ospiti, qualche coppia cominciava a volteggiare.
Irene, che amava chiacchierare e stare in mezzo alla gente, mentre stava parlando con una vecchia e cara amica, fu interrotta da un giovane dall’aspetto curato ed elegante, dall’aria un po’ inglese, che con un pizzico di spavalderia le chiese di ballare.
Irene, pur sapendo che Sinforiano era nel complesso un marito geloso, un po’ per divertimento e un po’ per stuzzicare questo lato del carattere del suo sposo, acconsentì a ballare.
In realtà, tra marito e moglie, c’era una bella differenza di età, e il giovane corteggiatore, di nome Ferdinando, che aveva poco prima notato Irene in compagnia di un altro uomo, aveva pensato che questi fosse il padre.
Irene, che era intelligente e anche un po’ furba, aveva capito il malinteso, ma dal momento che la situazione che si era creata la stava divertendo, tardò nel chiarire per vedere come poteva andare a finire.
E infatti dopo il ballo e una lunga chiacchierata, il giovane Ferdinando, ormai invaghito della bella Irene, le dichiarò il suo amore e le chiese il permesso di andare da suo padre a chiedere la mano di lei.
Irene acconsentì quasi trattenendo a stento una risata, e Sinforiano, una volta ascoltata la proposta, scoppiò in un’allegra risata, in quanto anche se geloso, era un uomo che sapeva prendersi gioco di sé.
Il povero Ferdinando ovviamente non capì il motivo della risata e pensò di non essere all’altezza della nobile fanciulla, ma Irene, che però non era cattiva, corse subito da lui per chiarire il malinteso e scusarsi se lo aveva preso un po’ in giro, ma l’aveva fatto soltanto per gioco.
Alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere, anche coloro i quali avevano assistito alla scena e conoscevano bene i due sposi.
La serata trascorse molto serenamente ed era ormai giunta l’ora di tornare a casa; saliti in carrozza, nel tragitto che li conduceva dal Teatro a casa, Irene ripensava a quanto si era divertita per quello che era successo, ma allo stesso tempo rifletteva che poteva trarne anche un insegnamento da quanto accaduto... ed è così che nacque “La principessa scorbutica” che cominciava così...