FRAMMENTI DI DOLORE - PIERFRANCESCO PATERNOSTRO
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Prefazione di Dante Maffia

Nella raccolta di Pierfrancesco Paternostro ci sono tutti gli ingredienti della lirica tradizionale, filtrati attraverso la sensibilità di un giovane di oggi che, se non aderisce alle mode imperanti, resta fuori dal ballo frenetico dell’effimero e non può che rintanarsi nella propria solitudine e nel proprio dolore. Lamenti, invettive. recriminazioni, perfino preghiere costellano questo libro che vive di sensazioni e di sentimenti allargati come un immenso mantello che copre la giovinezza. Lacerare il mantello? Piegarlo e buttarlo alle ortiche? O farsi trasportare, restando in disparte, per spiare dentro l’animo proprio e in quello altrui? Pierfrancesco Paternostro ha alle spalle studi molto seri e ponderati, nonostante la giovane età, ed e per questo che gli è stato possibile trattare una materia tanto delicata come quella del dolore, delle perdite quotidiane, dei sussulti, della morte.
Presi a sé i componimenti sembrano essere nati da lampi che li attraversano e li fanno fibrillare, ma nell’insieme si squaderna un dissidio che è idea ponderata e macerata sulla realtà del mondo. In questo senso le “valutazioni” del poeta diventano valutazioni che investono la vita nel suo insieme. I critici hanno il vezzo, sempre, di cercare i maestri che stanno alle spalle di chi s’affaccia alla scrittura e spesso si sbizzarriscono con indicazioni rilevate sulla base di stilemi o addirittura di parole particolari. Ma io voglio evitare questo gioco che molto spesso diventa, nell’immaginario collettivo, un marchio da cui poi diventa difficile liberarsi. Dico soltanto che i versi di Pierfrancesco nascono dall’anima, con piena adesione a ciò che sente, vede e pensa, nascono come polla sorgiva che irrora la sua crescita e gli dà la percezione di scavare nel profondo dell’essere umano.
Pierfrancesco, evidentemente, non è stato toccato dalle avanguardie e dalle neoavanguardie dagli sperimentalismi veri o da quelli d’accatto, dalle esperienze d’oltre oceano che hanno tentato di sminuzzare significato e significante. Egli ha spiluccato dentro la voce dei classici, ne ha assorbito la loro essenza e ci ha dato il profumo della nostra epoca, della pochezza attuale e dei disfacimenti attraverso la sua sensibilità di lirico fresco, privo di veli, dolorante, ancorato a un corazziniano disfacimento: “Illumina la strada, / padre mio / cosi come le stelle illuminano / il viaggio notturno del marinaio”.

 

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