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Nota introduttiva di Rosalba Cantone


Con questo interessante lavoro, da considerarsi un viaggio di scoperta delle vicende costruttive e storico-artistiche della Chiesa di S.Anna di Oriolo Romano e della devozione popolare ad essa legata, Roberta Ferrini e Luisa Caporossi danno prova di una singolare capacità interpretativa vivacemente resa sia da un punto di vista documentario che storico.
Lo studio e la ricerca di questo complesso architettonico, pittorico e scultoreo ha rivelato una serie di difficoltà iniziali. Le informazioni note sulla chiesa presentavano, difatti, un quadro artistico in embrione, assolutamente non esaustivo e con sostanziali incongruenze.
Ma, attraverso le ricerche svolte contemporaneamente su due fronti, l'analisi delle fonti documentarie consultabili nell'Archivio Diocesano e in quello Parrocchiale e l'analisi storico artistica, le due studiose sono giunte a datazioni abbastanza precise e a nuove possibili attribuzioni.
La precisione dei fatti storici citati e l'agibilità della forma descrittiva si rivelano caratteristiche vincenti per le autrici che, attraverso questo studio, permettono finalmente di interpretare in modo più corretto i molteplici aspetti dell'arte presente nella chiesa oriolese a vari livelli: storico, artistico, stilistico, iconografico e iconologico.
Ne emerge un quadro completo delle diverse fasi costruttive della chiesa e delle sue trasformazioni dal 1697 al 1997, con certezze di date e testimonianze d'archivio che forniscono attendibili prove delle movimentazioni di opere di grandi artisti da Roma alla chiesa di Oriolo.
Così, i due dipinti raffiguranti una Sacra Famiglia e S.Anna e una Madonna del Purgatorio, databili ai primi due decenni del '600, risultano entrare nella Chiesa oriolese solo in occasione del restauro voluto da Gerolamo Altieri. Luisa Caporossi, difatti, con singolare pertinenza e con personale capacità interpretativa, partendo da una prima osservazione dello stato di conservazione delle due tele, ne individua alcuni elementi di interesse particolare che meritavano di essere approfonditi. Indagando sui dati archivistici emersi giunge a ricostruire un contesto originario che evidentemente era caduto in oblio e alla possibile attribuzione delle due opere esaminate rispettivamente a Gaspare Celio e al Domenichino.
L'analisi della pala d'altare raffigurante la Sacra Famiglia con S.Anna la ha guidata innanzitutto ad una ipotetica attribuzione a Gaspare Celio per alcune affinità con la celebre, ma distrutta, Madonna del Carmine di Roma. Sulla base del soggetto e dell'attribuzione la Caporossi sottolinea una interessante coincidenza: del dipinto oriolese con un dipinto del Celio, raffigurante anch'esso una Sacra Famiglia e S.Anna, che fino ai primi due decenni del Settecento era conservato certamente nel Palazzo Altieri di Roma. Si tratta della vecchia pala d'altare per la cappella della Beata Ludovica Albertoni in San Francesco a Ripa, fatta togliere dal Bernini per la celebre ristrutturazione della cappella del 1671. Dunque, con interessante coincidenza di date, da un lato si perdono le tracce della tela romana e, dall'altro, viene restaurata la Chiesa di S.Anna ad Oriolo Romano e vi viene esposta una pala d'altare con S.Anna. L'ipotesi esposta in questo libro è che si tratti della medesima opera.
Una analoga nuova ipotesi attributiva è proposta per la tela raffigurante la Madonna del Purgatorio. Nel dipinto, difatti, sono state riconosciute chiaramente due mani, una, di notevole qualità tecnica ed espressiva, che realizza solo le figure principali e l'abbozzato in disegno dell'intera composizione, ed una mediocre che completa la tela stessa rimasta incompiuta. Nella realizzazione di più alta qualità viene riconosciuta dalla Caporossi la mano del pittore Domenico Zampieri detto il Domenichino. Tale importante attribuzione trova per lei conferma attraverso specifici ed individuati confronti con altre opere dell'artista bolognese datate tutte tra il 1608 e il 1619 (il San Gerolamo in S.Onofrio, la Sibilla Cumana e la Caccia di Diana della Galleria Borghese), sulla base dei quali ipotizza anche una datazione intorno al 1619, vicino alla Madonna del Rosario (Bologna, Pinacoteca Nazionale) e alla Pala di San Paterniano (Raleigh, North Carolina museum) dove la parte alta del dipinto con la Vergine sulle nuvole riprende quella della nostra Madonna del Purgatorio e dove sembra venir riusato un disegno tratto dalle figure sul bordo basso del dipinto oriolese.
Anche per questa seconda opera la studiosa ha cercato di ricostruire un contesto di provenienza ed ha ipotizzato che la tela incompleta sia passata dalla collezione del Maratta alla famiglia Altieri che, in occasione del restauro settecentesco della chiesa oriolese, avrebbe provveduto a farla completare ed esporre in S.Anna.
Questo volume, dando particolare rilievo ai due dipinti di cui si è detto, costituisce un pretesto per una nuova visione di insieme storico-artistica della chiesa di Sant'Anna e un fondamentale e utile strumento per qualsiasi attività di tutela si voglia intraprendere per il suo recupero e valorizzazione.
I nuovi interessi culturali suscitati da questo studio risultano un importante stimolo e guida alla riscoperta delle bellezze artistiche della città di Oriolo Romano, che, conservate nel tempo nella loro “silente staticità” è giusto debbano oggi riacquistare interessante e concreta “loquacità” attraverso scritti adeguati. È la storia locale che parla e apre l'archivio del passato, grazie all'iniziativa dei nostri giovani.