Antonello  Ricci
          «QUELLO CHE DICO, DICO  POCO»
          Note sullo  spettacolo Drug Gojko di Pietro Benedetti
        SPETTACOLO “ DRUG GOJKO” di Pietro Benedetti regia Elena Mozzetta
          NOTE DI REGIA
          Lo spettacolo Drug Gojko narra, sottoforma di monologo, le vicende di Nello Marignoli,
          classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina Militare italiana sul fronte
          greco-albanese nei giorni intorno all’8 Settembre del 1943 e combattente partigiano
          nell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo.Lo spettacolo che nasce da una ricerca di
          Pietro Benedetti e si avvale della testimonianza diretta di Marignoli è di notevole interesse
          per la storia locale, nazionale e , infine europea, nel dramma individuale e collettivo della
          seconda guerra mondiale.
          Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore
          del Novecento rievocata con un innato stile narrativo ed emozionante quanto privo di
          retorica.
          Trama e scelte registiche
          Quello che dico dico poco!
          Lʼinizio è sul dragamine Rovigno: una croce uncinata issata al posto del tricolore. Il finale è
          lʼabbraccio tra madre e figlio, finalmente ritrovati, nella città in macerie.Così vuole lʼepos
          popolare. Così dispiega la sua odissea di guerra un bravo narratore: secondo il più
          convenzionale degli schemi, in ordine cronologico.Ma mulinelli si aprono, di continuo, nel
          flusso del racconto. Rompono la superficie dello schema complessivo, lo increspano, lo
          fanno singhiozzare magari fino a contraddirlo: parentesi, divagazioni, digressioni,
          precisazioni, correzioni, rettifiche, commenti, esempi, sentenze, morali.Così, proprio così
          Nello racconta il suo racconto di guerra. Nello Marignoli da Viterbo: gommista in tempo di
          pace; in guerra, invece, prima soldato della Regia Marina italica e poi radiotelegrafista
          nella resistenza jugoslava.Nello è narratore di straordinaria intensità. Tesse trame per
          dettagli e per figure, una dopo lʼaltra, una più bella dellʼaltra: la ricezione in cuffia, lʼ8
          settembre, dellʼarmistizio; il disprezzo tedesco di fronte al tricolore ammainato; lʼidea di
          segare nottetempo le catene al dragamine e tentare la fuga in mare aperto; il barbiere nel
          campo di prigionia: «un ometto insignificante» che si rivela ufficiale della Decima Brigata
          Herzegovaska; le piastrine degli italiani trucidati dai nazisti: poveri figli col cranio sfondato
          e quelle misere giacchette a -20°; il cadavere del soldato tedesco con la foto di sua moglie
          stretta nel pugno; lo zoccolo pietoso del cavallo che risparmia i corpi senza vita sul
          sentiero; il lasciapassare partigiano e la picara «locomotiva umana», tutta muscoli e nervi
          e barba lunga, che percorre a piedi lʼItalia, da Trieste a Viterbo; la stella rossa sul berretto
          che indispettisce i camion anglo-americani e non li fa fermare; la visione infine, terribile,
          assoluta, della città in macerie.Ma soprattutto unʼidea ferma: la certezza che le parole non
          ce la faranno a tener dietro, ad accogliere e contenere, a garantire forma compiuta e un
          senso permanente allʼimmane sciagura scampata dal superstite (e testimone). «Quello
          che dico, dico poco».Da qui riparte Pietro Benedetti col suo spettacolo Drug Gojko. Da
          questa soglia affacciata su ciò che non si potrà ridire. Da un atto di fedeltà incondizionata
          al raffinato artigianato del ricordo ad alta voce di Nello Marignoli. Il racconto di Nello è
          ripreso da Pietro pressoché alla lettera, con tutti gli stigmi e i protocolli peculiari di una
          oralità “genuina” e filologica, formulaica e improvvisata al tempo stesso. Pausa per pausa,
          tono per tono, espressione per espressione. Pietro stila il proprio copione con puntiglio
          notarile, stillandolo dalla viva voce di Nello.Questa la scommessa (che è anche ipotesi
          critica) di Benedetti: ricondurre i modi di un canovaccio popolare entro il canone del
          copione recitato, serbando però, al massimo grado, fisicità verace del narrare e verità
          delle sue forme.Anche per questo la scena è scarna. Così da rendere presente e tangibile
          il doppio piano temporale su cui racconto e spettacolo si fondano (quello dei fatti e quello
          dei ricordi): sul fondo un manifesto antipartigiano firmato Casa Pound, che accoglie al suo
          ingresso Nello-Pietro in tuta da lavoro; sulla sinistra un pneumatico da TIR in riparazione;
          al centro il bussolotto della ricetrasmittente. ( Antonello Ricci)
          Titolo dello spettacolo Drug Gojko
          Regia Elena Mozzetta
          Attori Pietro Benedetti
          Testi Pietro Benedetti da una intervista a Nello Marignoli
          Consulenza letteraria Antonello Ricci
          Musiche Fiore Benigni
          Bevano Quartet
          Luci Elena Mozzetta Pietro Benedetti