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MARIA
Frammenti di una vita
a cura di Francesca Crisi



Recensione - 20 novembre 2022 - Ada Ascari

Chi è Maria? Questo mi sono chiesta mentre leggevo l’agile libretto che Francesca ha voluto mandarmi. Mentre leggevo venivo portata in varie direzioni, quasi strattonata da scritture diverse, per stile e contenuti. Maria è in primo luogo, indubbiamente la nonna materna di Francesca, ma il suo ritratto viene frammentato in innumerevoli schegge che a volte cozzano tra loro dividendosi a loro volta. Mai titolo è stato più azzeccato, la vita di Maria non è infatti raccontata come una biografia strutturata in modo classico ma è divenuta soggetto di un esperimento di scrittura coraggioso: farla raccontare da sette donne sulla base di pochi indizi forniti dalla sola persona che avrebbe avuto il diritto/dovere di raccontarla: la nipote Francesca. Ciascuna biografa interpreta gli indizi in modo proprio, accompagna le notizie degli scarni avvenimenti, interpreta le immagini in bianco e nero scoperte in una valigia, e le introietta, le mastica, a volte con difficoltà iniziali, altre volte con il gusto della novità fino a farle diventare una storia. Storia che, pur con le inevitabili differenze, ha un suo senso. Ogni frammento scritto da mani diverse si incastra con quello che racconta lo stesso avvenimento. Anche se per Nadia, Maria incontra Francesco sul ponte di Bassano e invece per Antonella lo incontra sulla strada dopo la disfatta di Caporetto, resta indubbio che Maria e Francesco si incontrano e si trovano, poco importa dove. E a chi importerebbe oggi dopo più di un secolo? La vita di Maria prosegue pagina dopo pagina inframmezzata da fotografie in bianco e nero che ce la mostrano rendendola reale e concreta. Tutta la vita di Maria è stata dedicata al suo Francesco, uomo volitivo e di successo, ce lo dice subito Antonella, forse la più critica che definisce “dictat” il primo ordine di Francesco. «Ti do 48 ore per preparare le tue cose. Dopodomani si parte per Roma». Maria comincia a ubbidire, ad assecondare l’uomo che diventerà suo marito, anche se osteggiata dalla famiglia di lui. Maria remissiva, Maria paziente, Maria fiduciosa. I frammenti si dipanano nel tempo come fili di racconto, che si intrecciano e portano voci diverse alla storia. La voce del fratello, la voce dalla madre attraverso le lettere che Maria scrive. Lettere non reali, ma così ben congegnate che sembrano vere. E forse lo sono, chissà se Maria le avrebbe scritte nello stesso modo, forse sì, e la questione sta tutta in quel “forse”. Lo dice bene Francesca nella sua introduzione, e mi scuso della citazione un po’ lunga: «Cosa accade nello scrivere la biografia di una persona che non è più in vita, quando non abbiamo la sua presenza, la voce, il suo volto a rassicurarci e confortarci, siamo soli alla ricerca di tracce che parlino di lei, del periodo storico in cui ha vissuto; dovremo fare i conti con documenti, lettere, fotografie, oggetti: indizi su di lei, sulla sua vita e le relazioni che ha avuto. Ascolteremo, se possibile, testimonianze di chi l'ha conosciuta; visiteremo i luoghi che ha abitato. A poco a poco, emergerà la sua personalità, prenderà forma la sua storia, probabilmente troveremo solidi punti dove appoggiare i piedi - fatti indiscutibili - ma saranno pochi, il resto lo dobbiamo immaginare. Mediando con le notizie che abbiamo e immedesimandoci in lei le daremo un'anima, immagineremo i suoi sentimenti, i suoi pensieri, la faremo agire iniziando, così, a tessere la trama della sua vita». Le parole che ho evidenziato sono quelle fondamentali, Immaginare - immedesimarsi perché non si può far altro per dare un’anima alla persona che si vuole raccontare. Un lavoro prezioso quello di Francesca e le sue amiche biografe - non voglio chiamarle allieve - perché attraverso l’esperimento messo in atto ci fa capire che la memoria è fallace, che la memoria non sta tutta nei fatti, nelle date, snocciolate una dopo l’altra, ma sta nel ricordo soggettivo che si ha della persona che si vuole raccontare. Proprio per questo è così importante confrontare i ricordi anche all’interno della stessa famiglia. Quante volte anche io mi sono stupida di avere ricordi diversi da quelli di mia sorella su alcuni avvenimenti accaduti a nostro padre e a nostra madre. La storia di Maria è apparentemente la stessa, come se in uno stesso panorama ciascuno ponesse la sua attenzione su un particolare diverso e ogni particolare contribuisce a farci vedere il tutto. Non credo che mai biografia sia stata tanto esaustiva come questa di Maria che Francesca ha contribuito a ricostruire come si fa con il kintsugi. Così come l’oggetto danneggiato e frammentato accetta e riconosce la propria storia e diventa con l’oro, più bello e resistente di quanto non fosse prima, così la storia di Maria acquista un nuovo valore, complesso e profondo, più prezioso perché più ricco delle voci che hanno contribuito a farla conoscere.

20 novembre 2022 - Ada Ascari