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L'AVANA CITTÀ DEI SOGNI INFRANTI
Mario Ciotti


Introduzione di Mario Ciotti

Non sapevo quasi nulla su Cuba, la sua storia e tutto il resto non avevano mai destato la mia attenzione, né tantomeno la mia curiosità. Le uniche nozioni che avevo su questo Paese erano molto approssimative riguardavano perlopiù il Leader Maximo Fidel Castro e quelle su Ernesto Guevara, più noto come El Che, famoso in tutti i licei romani e ancor di più all’interno di alcune facoltà universitarie. Ero molto più attratto dagli Stati Uniti d’America, dai grandi spazi e, da città quali: New York, Los Angeles, Miami, San Francisco, Atlanta, Boston, Las Vegas. Non disdegnavo nemmeno le capitali europee, prima tra tutte la romantica Parigi, seguita da Madrid, Vienna e Berlino. Con l’incantevole Budapest avevo un rapporto particolare, considerato che era la città da me più utilizzata per i voli intercontinentali, questo grazie a delle agevolazioni tariffarie che mi riservava la compagnia di bandiera Malev Hungarian Airlines, legate alla mia attività professionale. Questo vettore, oltre agli U.S.A. mi ha permesso di vistare più volte il continente asiatico ed in particolare: Hong Kong, Taipei, Katmandu, Seoul, Manila e Bangkok. Spesso prima di giungere alla meta dovevo effettuare degli scali tecnici, occasioni che utilizzavo per esplorare alcune città del Medio Oriente. La grande Mela era però la città che amavo di più. Ricordo, come fosse ieri, la sensazione provata la prima volta, che insieme a mia moglie Susi, sono arrivato al JFK di New York. Sembravo un bambino abbagliato dalle luci e dai rumori ovattati di un mondo fiabesco, incollato con il naso all’oblò dell’aereo appena atterrato dopo, la lunga trasvolata oceanica. Ero ipnotizzato, ammiravo le centinaia di aeromobili agganciati ai rispettivi gate, pronti ad imbarcare migliaia di passeggeri per le più svariate destinazioni. Così come non dimenticherò mai Manhattan quando mi apparve in lontananza, mentre all’interno del taxi restammo imbottigliati nel traffico caotico delle strade a cinque corsie. Lo sfarzo dell’Hotel Ramada, a pochi passi dalla Fifth Avenue, proprio davanti al Madison Square Garden. In questa caotica e affascinante città, nel corso degli anni, ci sono tornato varie volte. Insieme a mia moglie, altre con lei e i nostri figli Cristian e Daisy, da solo. Ogni volta scoprivo un angolo nuovo, uno scorcio mai visto in precedenza e tanto altro ancora, di questa città, assaporata passo dopo passo, con lo sguardo perso tra gli scintillanti grattacieli. Pensai spesso di trasferirmi qui; dovevo solo attendere che i miei figli fossero cresciuti e divenuti autonomi. La mia vita, invece ha preso tutta un’altra piega, anche a causa di una dolorosa separazione coniugale. Così il sogno di andare a vivere a New York e restato solo uno dei tanti che non si sono avverati.