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IL RASTRELLAMENTO DI CAPRANICA E L'ECCIDIO DI SUTRI
17 novembre 1943: una verità perduta?
Fabio Ceccarini


Presentazione
Giuseppe Anzera*

L’esercizio meritorio della conservazione della memoria, su eventi collegati a eccidi o massacri attuati dalle truppe del Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, ha avuto una gestazione complessa, concentrandosi per decenni su alcuni degli esempi più terrificanti della barbarie nazista, a cominciare da Sant’Anna di Stazzema e descrivendo fatti ed eventi soprattutto nella porzione d’Italia che va dalla Toscana alle regioni settentrionali.
Negli ultimi venti anni i lavori di ricerca e documentazione sono cresciuti notevolmente anche in aree precedentemente poco esaminate e studiate, come nell’hinterland laziale (Roma, come ovvio fa storia a sé a cominciare dalle Fosse Ardeatine); si tratta di analisi che, usualmente, sono nate da iniziative accademiche o dall’opera di ricostruzione dell’Anpi, ma che sempre più spesso sono affidate all’iniziativa di gruppi, associazioni o individui fortemente collegati agli stessi territori delle uccisioni indiscriminate, allo scopo non solo di conservare il ricordo e la memoria di quelle vite spezzate, ma anche di effettuare una ricostruzione di eventi apparentemente (solo apparentemente) troppo piccoli per attirare l’attenzione delle storiografie impegnate a raccontare una vera catastrofe planetaria come fu il secondo conflitto mondiale.
Le dimensioni della guerra, tuttavia, consentono, oltre alle necessarie “grandi” ricostruzioni, anche le fondamentali opere di ricostruzione di eventi che sono rimasti fortemente impressi nelle menti e nei ricordi di chi li ha vissuti, marcando le cittadinanze di interi territori; si tratta di avvenimenti che rimangono presenti, anche se apparentemente messi da parte con quello strano pudore quasi a voler risparmiare fatti tanto dolorosi alle generazioni più giovani, ma anche dal bisogno di non rievocare situazioni tanto traumatiche.
Ecco allora che un testo come questo, dedicato alla strage del novembre 1943 a seguito di un rastrellamento nella zona di Capranica e Sutri, in grado di ricostruire, con la precisione e la meticolosità che contraddistinguono l’Autore, fatti ed eventi del periodo, è uno dei sostegni che puntellano e rinforzano la grande opera di conservazione della memoria sulle stragi nazifasciste in Italia.
Tali opere di raccolta e testimonianza rispondono, in conclusione, a delle necessità multiple ed eterogenee: all’ovvia esigenza della conservazione della memoria in modo da continuare onorare le vittime e accusare i perpetratori, mano a mano che il tempo scorre e i testimoni del periodo vengono a mancare; all’esigenza della ricerca storiografica, per poter rafforzare la capacità descrittiva e di analisi su tali avvenimenti; all’esigenza di chi ha vissuto (direttamente o indirettamente) quegli episodi, per poter vedere finalmente descritto in modo preciso e ben ricostruito quanto tenuto nello scrigno delle rimembranze sulla immane tragedia passata; infine, rispondono all’esigenza nostra, delle generazioni nate almeno venti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, per poter capire quanto avvenuto, trasformare i rari, e a volte imprecisi, racconti ascoltati quando eravamo bambini, in documentazione storica, concreta e solida.
“Old soldiers never die, They simply fade away” è un modo di dire inglese che spesso si rivela in tutta la sua triste concretezza, ma che presenta delle eccezioni. Laddove lo sforzo di preservare i ricordi e ricostruire degli eventi terribili riesce a illuminare l’oscurità del passato, la memoria non svanisce e il passato resta presente.

*Professore Ordinario di Sociologia delle Relazioni Internazionali
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”