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STUDI VETRALLESI, 8
Un vetrallese poco conosciuto e forse scomodo

di Renzo Roda

Per un vetrallese di adozione quale sono io sembra quasi impossibile che, in un paese bello e così attento alle cose che attengono ai propri fasti e alle peculiarità che ne individuano il ceppo originario, a nessuno sia mai venuto in mente di andare al di là della targa viaria che riporta il Suo nome o dello stemma di famiglia che fra gli altri campeggia sulla scuola elementare e media di Vetralla ! Porfirio Fantozzini o de Fantozzinis. Chi era costui , che ha fatto, perché lo storico più accreditato di Vetralla, lo Scriattoli, dedica solo poche righe a quest'Uomo che solo dalle esigue cose che si sanno è stato un antesignano nel concepire una vera rivoluzione della cultura nel Suo tempo e soprattutto per il suo paese?
La curiosità mi ha dunque preso ed ho iniziato una ricerca puntigliosa e attenta per cercare di dare a questo personaggio un volto, una immagine seppur sbiadita dagli anni trascorsi
Cominciamo col dire che nell'archivio di Vetralla non vi è traccia né della nascita né della morte di quest'Uomo. Il tempo e l'incuria degli uomini hanno disperso gli antichi registri di nascita e morte anteriori alla fine del settecento. Però da una cronaca manoscritta dell'Arciprete della Collegiata di S. Andrea Don Braschi (il documento è citato dallo Scriattoli a pag. 227 della sua Vetralla ma non si ritrova in archivio…) si ha la storia della Sua dipartita. Si dice infatti che il 30 marzo del 1709 per un colpo di sasso tiratogli da una finestra di Piazza della Rocca da un certo Domenico Niccoli il Nostro sia deceduto. Unico commento al fatto, che certamente sarà stato riportato nelle cronache criminali del tempo, anch'esse non più reperibili nel nostro archivio, il Niccoli fu arrestato e condannato alle galere in Civitavecchia dove mori dopo sedici anni, quindi nel 1725. Ma solo la follia ha generato quell'atto insano? Che tipo di indagini furono fatte per accertare tutto questo? E perché lo storico Scriattoli nel riportare la notizia si limita alle parole dell'Arciprete senza aggiungere nulla di suo mentre si dilunga per più pagine nella descrizione dell'insegnamento scolastico in Vetralla a quel tempo specificando che chi aveva completato gli studi in paese era ammesso direttamente all'università in Roma ?
La famiglia "de Fantozzinis", come si legge in una lapide di peperino posta sulla casa avita appena fatta la discesa della via del Borgo Vecchio fuori porta Romana, doveva essere una famiglia di antico ceppo, molto ricca che per alterne vicende si era inurbata in Vetralla in tempi non antichi ma sufficienti per acquisire in zona un ricco patrimonio di terre e case sia all'interno delle mura che all'esterno di esse e continuare a mantenerne altre in diverse parti del Lazio e dell'Umbria.
Dopo Porfirio Fantozzini, ultimo del Suo ramo, il casato si estingue e si trova, citato nel catasto gregoriano del 1819 (vedi "Il centro storico di Vetralla" di G. Petroni e V. Santangelo), solo un modesto edificio affittato ad un Prosilio Fantozini , del quale null'altro si reperisce negli archivi ! Poi il silenzio definitivo, il cognome infatti non risulta attivo oggigiorno in tutta Italia. Esistono però dei Fantazzini, ben 102, come risulta dall'elenco telefonico abbonati italiano. Dal settecento ad oggi può essersi mutata una vocale !
Il Nostro doveva essere nato intorno al 1670 come si può desumere dall'albero genealogico che ho potuto ricavare leggendo il Suo testamento presso l'archivio degli Scolopi (Reg. OEC.117). Il nonno, pure lui Porfirio, sposa una Brusciotti ( oggi Brugiotti) di famiglia nobile e molto ricca che con la sua dote avrà incrementato i beni dei Fantozzini. Nonno e padre sono denominati Dottori dal Testatore. Di quale Arte però non è detto. Si sa per certo che nel settembre 1706 fa testamento in Roma presso il Notaio Capitolino Gerolamo Sercamilli lasciando tutto il suo vasto patrimonio ai frati Scolopi. Perché agli Scolopi ? Quasi certamente perché ne conosceva la serietà, le capacità e il consenso che Essi avevano acquisito nel tempo presso i grandi del mondo allora conosciuto. Perché a Roma? Evidentemente perché il Fantozzini risiedeva a Roma nella casa che possedeva in Trastevere e dove secondo voci non ancora controllate, esercitava il notariato in Roma. La redazione del suo testamento farebbe supporre una Sua cultura di tipo legale. Il fatto però che abbia sentito la necessità di farlo redigere da un collega potrebbe smentire questa ipotesi oppure affermare che il Suo intendimento fosse di dare una veste molto forte di ufficialità a questo Suo atto.
Dal testamento, si evince che il Nostro era un uomo pio, di sentimenti elevati, molto colto e soprattutto molto innamorato della sua Vetralla alla quale, attraverso l'azione dei Padri Scolopi, intendeva assicurare un vero centro culturale di altissimo livello capace di automantenersi e quindi di assicurare ai vetrallesi l'istruzione " gratuita " per tutti coloro che lo desiderassero. Da uomo pratico delle cose della vita al termine del Suo testamento, aggiungeva (purtroppo dico io) che se gli Scolopi non avessero realizzato nell'arco di 50 anni quanto da Lui previsto, ….. tutto il patrimonio andava tolto agli Scolopi e dato alla Chiesa di Vetralla per la costituzione di Canonicati che avrebbero avuto il compito di attuare le Sue disposizioni in materia di istruzione .
Alla Sua morte avvenuta come già detto il 30 marzo del 1709, probabilmente per il fatto che il testamento era depositato presso il Sercamilli in Roma, si deve attendere il 3 aprile 1710 per la pubblicazione dell'Atto. Si tratta di un patrimonio valutato in cinquemila quattrocento settantasei scudi e baiocchi ventinove. Una somma enorme per quei tempi che il Testatore stima possa rendere almeno seicentoventi scudi all'anno (11% ?; rendevano bene a quei tempi case e terreni) e che sempre nella Sua stima ritiene siano sufficienti agli eredi Scolopi per costruire , mantenere ed ospitare una chiesa, un edificio per 12 insegnanti, una scuola completamente attrezzata, comprese ovviamente le retribuzioni per gli insegnanti, il loro vitto e alloggio la sacrestia e quant'altro possa servire per il buon andamento delle cose .
A questo punto sorgono subito i primi intoppi! Il Testatore ha dimenticato di avere sul suo patrimonio un "fidecommisso" e cioè l'obbligo di non poter diseredare totalmente eventuali discendenti. E i discendenti ci sono: sono i figli della sorella del Testatore, Porzia andata sposa ad un conte Savini di Viterbo e dal quale ha avuto due figli, Giovanni e Filippo, che ovviamente, come loro sacrosanto diritto, reclamano in giudizio la loro parte. Il giudizio dura parecchio tempo finchè nel 1713 il Notaio Paparossi della Camera Apostolica di Viterbo registra il lodo che vede assegnati ai Savini (la madre era premorta) 1176 scudi e 69 baiocchi per cui il patrimonio spettante agli Scolopi scendeva a 4199 scudi e 60 baiocchi.
Gli Scolopi si fanno i conti in tasca e determinano che la rendita indicata dal Testatore non è più quella prevista e dovendo reinvestire le rendite del capitale per farlo fruttare e ottenere il necessario per l'operazione loro imposta, cominciano a chiedere alla Camera Apostolica la possibilità di allungare il termine di 50 anni posto dal Nostro per riuscire nell'intento. Le cose vanno avanti fra un carteggio e l'altro finchè nel 1823 il Cardinale Severoli dichiara decaduti i diritti degli Scolopi e, consenzienti il Clero e il Comune di Vetralla, viene fondato il "Pio Istituto delle Scuole". Poco rimaneva delle volontà del Testatore e l'Istituto vivacchiò fino alla costituzione del Regno d'Italia fra debiti e scarsa efficienza. Alla fine fu chiuso e con i brandelli del patrimonio fu fondato un asilo comunale .
L'edificio attuale delle scuole fu inaugurato da S.M. il Re Vittorio Emanuele III il 17 maggio 1925 e, unica concessione al ricordo di chi nel 1700 aveva donato i fondi per un Collegio d'avanguardia, il Signor Porfirio de Fantozzinis, campeggia fra gli stemmi sul fronte dell'edificio anche il Suo ma per ironia della sorte lo stemma anziché la stella a sei punte di quello originale di Via Borgo Vecchio porta una rosa araldica …certo un errore dello scalpellino!
Ovviamente avendo io, solo recentemente, ritrovato molto materiale d'archivio sull'argomento, cercherò di leggere con attenzione tutti i documenti pertinenti per dare, in un prossimo futuro, una completa e analitica vera storia di questo importante personaggio che sembra non godere oggigiorno della considerazione che, a mio parere, meriterebbe.


ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA

DE FANTOZZINIS

Antonio (n. 1605 circa)
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Porfirio (n. 1625 circa)
Sposa
Porzia Brusciotti (ora Brugiotti) (n.1634 m.1694)
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? ? Ranuccio (n.1650 circa)
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Porzia ? PORFIRIO (n.1670 circa m.1709)
Sposa Sposa senza eredi
Savini (Conte) Guidacci
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Giovanni Filippo Francesco (n.? m. 1736)